Intere famiglie che vivevano sulle rive di uno dei più grandi arcipelaghi fluviali del mondo si sono spostate nelle canoe per restare vicino all’acqua. La siccità estrema che colpisce l’Amazzonia ha ridotto la portata del rio Negro a un livello mai visto nella storia recente, spingendo molte persone a trasferirsi e ad adottare modi di vita inimmaginabili per un luogo di solito molto umido e ricco di corsi d’acqua.

L’arcipelago fluviale di Anavilhanas, tra Manaus e Novo Airão, comprende più di 400 isole e sessanta laghi lungo il rio Negro, affluente del rio delle Amazzoni. Secondo i tecnici dell’istituto Chico Mendes per la conservazione della biodiversità, che amministra il parco nazionale di Anavilhanas, è il secondo arcipelago fluviale più grande del mondo. La siccità sta avendo un impatto diretto sulla zona, creando più isole e banchi di sabbia, drenando l’acqua, alterando il paesaggio, prosciugando i ruscelli e isolando intere comunità che vivono principalmente di pesca di sussistenza.

Da mesi ormai grandi canoe ancorate alla sabbia sono state trasformate in case, a circa un’ora di navigazione da Novo Airão. Abbiamo incontrato otto famiglie che le occupano.

“Non avevo mai vissuto in canoa”, racconta Carlos Alberto da Silva, 53 anni. “È la peggiore siccità che abbia mai visto. Prima l’acqua arrivava fino alle case”.

Le famiglie vengono dalla comunità Renascer, a quattro chilometri in linea retta dal banco di sabbia dove ora vivono. La comunità è rimasta isolata a causa dell’abbassamento del livello del fiume: gli abitanti non avevano accesso all’acqua e non riuscivano più a pescare. Per questo molti si sono trasferiti nelle canoe agganciate ai banchi di sabbia sulle rive dell’arcipelago.

Oggi Renascer si può raggiungere a bordo di piccole imbarcazioni, dopo alcune ore di navigazione. Silva e la sua famiglia vivono in canoa da più di un mese. Nella barca, oltre a lui, dormono la moglie e un figliastro con sua moglie e i loro tre figli. Hanno l’acqua potabile, ricevuta con una donazione. Prima però bevevano l’acqua del rio Negro, non filtrata né trattata.

“Torniamo a casa solo per prendere la farina e i contenitori o per occuparci delle galline e dei cani”, racconta Silva. “Potremo rientrare quando l’acqua del fiume salirà, forse all’inizio di dicembre”.

Attività illegali

In passato, durante altri periodi di siccità, la famiglia aveva costruito una capanna improvvisata alla bocca del canale che porta alla comunità. Ma questa volta il livello del fiume è sceso tanto che si sono trasferiti nelle canoe per avvicinarsi all’acqua.

Una figlia di Silva vive in un’altra canoa, distante venti minuti a piedi lungo il banco di sabbia emerso. Il 17 ottobre la donna è andata a Renascer per caricare il cellulare che il giorno dopo le sarebbe servito a Novo Airão, dove doveva andare per incassare il sussidio del programma sociale Bolsa família.

Per raggiungere Renascer e tornare alle canoe serve un giorno intero. Bisogna partire presto, verso le otto.

“A casa l’acqua pulita era vicina. Ma ho paura che se qualcuno si sente male lì poi non possa spostarsi”, spiega Silva. Alcuni piccoli pannelli solari, donati alla famiglia, forniscono un po’ di luce nella canoa. I bambini fanno i compiti che un barcaiolo raccoglie nella scuola di Renascer.

La siccità sta colpendo duramente le piccole e grandi comunità fluviali che vivono nell’arcipelago. È il caso di Sobrado, a quaranta minuti di navigazione da Novo Airão, tra la città e i banchi di sabbia dove sono ormeggiate le canoe. Il corso d’acqua che era alle spalle di Sobrado si è prosciugato. Alcuni residenti vivono a più di cinque chilometri dal centro dell’abitato. Il rio Negro non è più balneabile.

Per cercare di estrarre un po’ d’acqua relativamente pulita, le famiglie usano delle strutture di legno di forma quadrata (le cacimbas) situate vicino alle pozze d’acqua in modo da tenere lontani i sedimenti. Buona parte della comunità di Sobrado, dove vivono 129 famiglie, è servita da un pozzo artesiano. Ma l’acqua comincia a scarseggiare anche nel pozzo.

“Chi vive vicino al ruscello usa le cacimbas, tutto l’anno. Ma non tutti hanno un pozzo e la siccità di quest’anno ha spinto molte altre persone a ricorrere allo stesso metodo”, spiega Aldeni Texeira da Silva, 38 anni, guida turistica dell’associazione dei produttori agricoli di Sobrado.

“Non avevo mai visto una siccità come questa. È comparsa una spiaggia nel mezzo del fiume”, aggiunge.

Quello che resta dell’acqua del ruscello non si può usare: sono pozze stagnanti e fetide, piene di sedimenti e pesci in decomposizione.

La siccità ha un impatto anche sulla routine del parco nazionale di Anavilhanas. Le attività illegali come la pesca sportiva e la caccia alle tartarughe sono diventate più frequenti perché è diventato più facile catturare gli animali.

“Tutte le comunità hanno difficoltà ad accedere all’acqua potabile”, spiega Enrique Salazar, analista ambientale dell’istituto Chico Mendes. “Quelli che hanno i pozzi tirano su acqua fangosa”.

Novo Airão è a duecento chilometri dal centro di Manaus ed entrambe le città si affacciano sul rio Negro.

Il 16 ottobre è stato stabilito un record: il fiume ha raggiunto il livello più basso nei 120 anni di misurazioni nel porto di Manaus: 13,5 metri. Il giorno dopo il livello era di 13,3 metri.

Jean, 14 anni, è uno dei figli di Silva che vivono nella canoa. Trascorre le giornate sui banchi di sabbia.

“Preferisci abitare nella comunità o qui in spiaggia, in canoa?”, gli chiedo.

“Qui”, risponde.

“Perché?”.

“Perché là è triste”.

“E perché?”.

“Perché non c’è nessuno”. ◆as

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Questo articolo è uscito sul numero 1536 di Internazionale, a pagina 32. Compra questo numero | Abbonati