31 ottobre 2014 04:00

Ogni anno si spreca una quantità di cibo sufficiente a nutrire due miliardi di persone. Per questo tre agenzie delle Nazioni Unite hanno creato una piattaforma interattiva che dovrebbe aiutare a ridurre gli sprechi che potrebbero nutrire gli 800 milioni di persone che soffrono la fame nel mondo.

Il portale Global community of practice on food loss and waste reduction, lanciato la scorsa settimana, consentirà agli utenti di ottenere informazioni su come ridurre gli sprechi. Secondo la Fao, ogni anno vanno perse o sprecate 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, corrispondenti al 30 per cento circa della produzione globale.

Non è ancora chiaro quanto la nuova piattaforma potrà essere efficace, ma gli esperti ritengono che sia un passo avanti nella giusta direzione.

“È necessario diminuire il divario tra ciò che le persone sanno di questo problema e le scelte che compiono al mercato o in cucina”, ha dichiarato alla Thomson Reuters Foundation Dana Gunders, una scienziata che lavora per il Natural resources defense council, un gruppo di ambientalisti.

“La consapevolezza è il primo passo: più le informazioni disponibili sul portale saranno precise, più saranno utili per ottenere una significativa riduzione degli sprechi”.

Più del 40 per cento dei raccolti di frutta e verdura, il 20 per cento dei semi oleosi e il 35 per cento del pesce non arriva alle persone che ne avrebbero bisogno, secondo la Fao.

Nei paesi industrializzati gli sprechi alimentari si verificano soprattutto a casa o nei ristoranti, quando i consumatori gettano via prodotti che ritengono scaduti, o nei negozi di frutta e verdura se i generi alimentari non hanno un aspetto perfetto a causa di difetti trascurabili.

Gran parte degli sprechi nel mondo in via di sviluppo avviene invece nelle fasi dell’immagazzinamento e del trasporto, a causa di infrastrutture per la refrigerazione e la conservazione spesso inadeguate.

I sostenitori del progetto sperano che le informazioni disponibili sulla nuova piattaforma possano aiutare gli agricoltori a “condividere le loro esperienze per ridurre in modo concreto le perdite”, ha dichiarato Anthony Bennett della Fao.

Una donna raccoglie ortaggi dalla discarica di un mercato a Xi’an, in Cina.

Soluzioni in campo
Nell’ambito dell’iniziativa, il World food programme (Wfp) ha fornito silos di metallo e sacchi per la conservazione a 400 piccoli agricoltori in Burkina Faso e in Uganda.

Impianti migliori per l’immagazzinamento del cibo hanno ridotto gli sprechi dopo il raccolto a meno del 2 per cento nel periodo di prova di 90 giorni, e adesso il Wfp sta ampliando il programma coinvolgendo 41mila agricoltori con l’obiettivo di ridurli del 70 per cento.

All’inizio gli agricoltori si erano dimostrati scettici all’idea di cambiare le tecniche usate per generazioni e adottare i nuovi silos e i sacchi ermetici e impermeabili.

“Dopo aver visto i cereali deteriorarsi rapidamente nelle tradizionali strutture di immagazzinamento, pensavano che la stessa cosa (se non peggio) sarebbe successa anche con quelle nuove”, ha detto Simon Costa, il direttore del progetto. “La loro incredulità si è rapidamente trasformata in soddisfazione quando hanno scoperto che il loro raccolto era in perfette condizioni”.

Adesso è disponibile online un manuale per costruire silos simili.

Tecnologie appropriate come questa non si limitano a mantenere il cibo fresco più a lungo, afferma Gunders, ma aiutano anche gli agricoltori a gestire in modo più efficace i cicli di mercato.

Molti agricoltori, infatti, vorrebbero trattenere parte dei loro prodotti per un po’ di tempo dopo il raccolto, dal momento che i prezzi si alzano quando sul mercato c’è meno cibo disponibile.

Tra i casi studio citati da Gunders ci sono i coltivatori di piselli di alcuni paesi africani, che non avendo accesso ai silos o ai sacchi ermetici per la conservazione spruzzavano pesticidi tossici direttamente sul cibo dopo il raccolto.

“I bambini mangiavano i piselli e morivano a causa dei pesticidi”, ha raccontato. “I sacchi che possono essere sigillati eliminavano la necessità di ricorrere a questi mezzi e consentivano agli agricoltori di conservare i raccolti più a lungo e venderli a un prezzo migliore”. Reuters

(Traduzione di Giusy Muzzopappa)

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