20 maggio 2015 12:58
László Krasznahorkai a Edimburgo, in Scozia, nel 2012. (Jeremy Sutton-Hibbert, Getty Images)

László Krasznahorkai è il vincitore del Man Booker international prize 2015. Considerato dalla critica il più importante autore ugherese vivente, è autore di sette romanzi e cinque raccolte di racconti. In Italia è stato tradotto Melancolia della resistenza (Zandonai).

Chi è
Krasznahorkai nasce il 5 gennaio 1954 a Gyula, in Ungheria. Studia legge e letteratura all’università, ma decide presto di fare lo scrittore. Esordisce nel 1985 con il romanzo Satantango. Negli anni novanta passa lunghi periodi in Mongolia, Cina e Giappone. A New York viene ospitato dal poeta e fondatore del movimento della beat generation Allen Ginsberg. Oggi vive a Szentlászló, comune dell’Ungheria di 839 abitanti nella provincia di Baranya.

Due romanzi
Satantango è forse la sua opera più conosciuta ed è, come le altre, un “lento flusso di lava narrativa” – così l’ha definito il suo traduttore inglese, il poeta George Szirtes. È la storia di un gruppo di reietti che passano e perdono il loro tempo in un piccolo villaggio ungherese. La monotonia dei giorni e dei gesti viene interrotta dal ritorno di Irimiás e Petrina, che tutti credevano morti. Irimiás viene subito visto come un nuovo messia, ma presto sarà accusato di essere un’incarnazione del male.

Melancolia della resistenza ricalca una trama abbastanza simile. Solo che questa volta a sconvolgere la vita di un piccolo paese della provincia ungherese è l’arrivo di un circo con una balena. Attorno all’animale si diffonde un’atmosfera fatta di paure e curiosità, aggravata dal terrore causato da un gruppo di misteriose figure che vuole mettere a ferro e fuoco la città.

Sceneggiatore
Krasznahorkai ha scritto cinque film del regista ungherese Béla Tarr, due dei quali tratti dai suoi romanzi.

Satantango dura sette ore e Susan Sontag ha scritto: “Lo rivedrei ogni anno della mia vita fino al giorno della mia morte”.

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Le armonie di Werckmeister è tratto da Melancolia della resistenza. Per la rivista Sight & Sound è fra i trenta film chiave del nuovo millennio.

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Cosa dicono di lui
Susan Sontag: “È il maestro ungherese dell’apocalisse che suscita paragoni con Gogol e Melville”. E su Melancolia della resistenza: “È un’anatomia della desolazione nella sua forma più spaventosa e un commovente manuale per resistere a quella desolazione”.

Winfried G. Sebald: “L’universalità della visione di Krasznahorkai compete con quella presente nelle Anime morte di Gogol”.

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