10 febbraio 2016 13:03
  • La prima ondata di violenza esplose dopo la firma dell’armistizio, l’8 settembre 1943: in Istria e in Dalmazia i partigiani jugoslavi si vendicarono contro i fascisti e gli italiani non comunisti. Li considerarono nemici del popolo: torturarono e gettarono nelle foibe (le fenditure carsiche usate come discariche) circa un migliaio di persone.
  • La violenza aumentò nella primavera del 1945: alla fine della seconda guerra mondiale l’esercito jugoslavo occupò Trieste e l’Istria (fino ad allora territorio italiano) per riconquistare i territori che, alla fine della prima guerra mondiale, erano stati negati alla Jugoslavia.
  • Tra il maggio e il giugno del 1945 migliaia di italiani abitanti dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia furono obbligati a lasciare la loro terra. Altri furono uccisi dai partigiani di Tito, gettati nelle foibe o deportati nei campi sloveni e croati. Secondo alcune fonti le vittime furono tra le quattromila e le seimila, per altre diecimila: ex fascisti, collaborazionisti e repubblichini, ma anche partigiani che non accettavano l’invasione jugoslava e cittadini qualunque. In Istria sono state trovate più di 1.700 foibe.
  • Uno dei principali monumenti alle vittime si trova a Basovizza, alle porte di Trieste. Qui è stata trovata una foiba che in realtà era il pozzo di una miniera di carbone scavata nella roccia agli inizi del novecento e poi abbandonata. Vi sono furono gettate almeno 2.500 persone nei 45 giorni dal 1 maggio al 15 giugno 1945.
  • A Gorizia, Trieste e Pola le violenze cessarono solo quando gli alleati presero il posto dell’amministrazione jugoslava, il 12 giugno 1945. Per nove anni Trieste rimase sotto il controllo di un governo militare alleato (americano e britannico).
  • Il 10 febbraio 1947 il trattato di Parigi assegnò alla Jugoslavia le province di Pola, Fiume, Zara e parte dei territori di Trieste e di Gorizia. Dal 1943 al 1947 furono almeno 250mila gli esuli italiani.
  • Solo nell’ottobre del 1954 l’Italia prese il pieno controllo di Trieste, lasciando l’Istria all’amministrazione jugoslava.
  • Dal 2005 la giornata del 10 febbraio è dedicata alla commemorazione delle foibe e del successivo esodo forzato della popolazione italiana.

Correzione, 20 dicembre 2016
Nella versione precedente di questo articolo, Basovizza era chiamata per errore con il nome sloveno Bazovica e la sua posizione era sbagliata.

In seguito a questo articolo Nicoletta Bourbaki, Wu Ming, Kai Zen e altri scrittori, storici, insegnanti, collettivi e circoli Anpi hanno scritto una lettera aperta a Internazionale per esprimere alcuni dubbi sul modo in cui l’anno scorso l’argomento delle foibe è stato trattato nel sito. A questa lettera aperta ha replicato un gruppo di storici e giornalisti sul sito della Federazione delle associazioni degli esuli istriani fiumani e dalmati (FederEsuli).

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