15 ottobre 2015 10:13

Google è rimasto indietro. O almeno, in Spagna Google è rimasto indietro: quando un incauto (che in questo caso sarei io) cerca qualche dato sulla fame spagnola e digita, per esempio, “fame lotta Spagna”, è reindirizzato verso una serie di siti che invitano a fare una donazione per aiutare gli affamati del Niger o del Bangladesh. Fino a pochi anni fa per gli spagnoli la fame era questo: una cosa lontana, esotica, un male che riguardava gli altri, un’occasione per fare la carità.

Le cose non stanno più così. La povertà e la fame sono tornate a essere un problema di cui anche gli spagnoli parlano. E che vedono con i loro occhi: immagini che sembravano lontane come quelle delle persone che rovistavano tra la spazzatura cominciano a essere abituali nelle strade del mio quartiere.

Troppi spagnoli soffrono la fame: non si sa quanti, ma ci sono migliaia di ragazzi e di adulti che non mangiano a sufficienza. Gli spagnoli si preoccupano, si vergognano e si rassegnano: è aumentata la fame ed è aumentata soprattutto la sua presenza nei discorsi, la sua circolazione, la sua “ascoltabilità”.

In Spagna la malnutrizione dipende da un’alimentazione precaria, le famiglie non sanno se il giorno dopo riusciranno a sfamarsi

Eppure continuiamo a fare finta di niente. Ovviamente e per fortuna, sappiamo che la fame in Spagna non è la denutrizione acuta del Sudan o del Bihar. In Spagna la malnutrizione dipende da un’alimentazione precaria che preoccupa le famiglie che non sanno se il giorno dopo riusciranno a sfamarsi, perché non hanno soldi per comprare da mangiare e devono rivolgersi alle ong, alle parrocchie, alle istituzioni pubbliche. Ma non sappiamo quanti sono, chi sono, dove sono.

Un viaggio di andata e ritorno

Google è rimasto indietro perché le istituzioni spagnole sono rimaste indietro. Non esistono dati ufficiali sulla fame, e questo rende la minaccia più temibile. Ma l’anno scorso, quando la Caritas (estranea a ogni sospetto di sovversione) ha presentato un rapporto sull’aumento della povertà e della malnutrizione in Spagna, qualche ministro ha detto che era tutta una montatura e ne ha messo in dubbio i propositi. Questa primavera, durante le campagne elettorali, sono state discusse diverse proposte per risolvere questo problema che, ufficialmente, sembra non esistere.

È difficile risolvere un problema che non esiste. Per farlo bisogna sapere (e quando dico sapere intendo sapere davvero) quante persone in Spagna non mangiano abbastanza e, a partire da quel dato, pensare a politiche serie ed efficaci. Per chi la soffre, la fame è l’espressione più brutale della miseria. Per molti altri è la prova di un terribile ritorno: una minaccia che non esisteva più torna a comparire, e una strada che sembrava a senso unico si rivela un viaggio di andata e ritorno.

(Traduzione di Francesca Rossetti)

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