10 gennaio 2013 12:59

La vita di una generazione, si sa, si muove a ondate: a un certo punto tutti i nostri amici si mettono in coppia, e la vita sociale diventa di colpo più noiosa. Poi cominciano i matrimoni, che monopolizzano tutti i nostri weekend di primavera e autunno. Segue a ruota il primo figlio, con conseguenti discussioni fiume su cacca e sonno. E poi il secondo, che prolunga di qualche anno la totale stagnazione della conversazione.

Nessuna di queste fasi, però, è triste quanto quella in cui mi trovo adesso: quella delle separazioni. Come bombe che precipitano a pochi metri da me, assisto incredulo all’implosione di coppie un tempo solidissime, che cadono una a una in una generale atmosfera di tristezza e rancore.

“Mi stai dicendo che la fine dei nostri matrimoni ti sta leggermente rovinando l’umore?”, mi ha risposto la mia amica Christina quando mi sono lamentato di questa marea di divorzi. “Scusaci tanto, cercheremo di separarci senza darti troppo fastidio”. Quando stai divorziando tendi a inacidirti piuttosto rapidamente.

Eppure è proprio così: tutte queste separazioni mi stanno intristendo, perché vedo degli amici che soffrono come cani. Perché, come la metti la metti, ha sempre ragione Agneta degli Abba, che ha detto in un’intervista: “There is no such thing as a happy divorce. Especially when kids are involved”. E lei di divorzi complicati ne sa qualcosa, visto che il gruppo era formato da due coppie sposate che poi si sono separate nella vita ma non sulla scena.

Al momento ho sotto gli occhi un bel ventaglio di situazioni: il marito che non si è mai filato la figlia e che ora chiede la custodia esclusiva pur di fare un torto alla ex moglie; l’australiana che se n’era tornata a casa con i bambini per poi essere gentilmente richiamata in patria dalla polizia svizzera, allertata dall’ex coniuge; la coppia senza figli che si lascia e si riprende come se avessero 14 anni.

Ma ovviamente la condizione più dolorosa è quella delle amiche lesbiche con figli: dico ovviamente perché loro non hanno neanche l’aiuto della legge - che per ora riconosce la loro coppia ma non la loro famiglia - e la loro separazione è un campo di battaglia senza regole, dove governano solo la rabbia e il rancore.

E così la mamma di una bambina di sette anni si sente dire dalla sua ex moglie e da uno psicologo che quella bambina non è più sua figlia. E la perde giorno per giorno, fino al momento in cui vive solo in attesa di poterla rivedere un momento.

Un’ingiustizia che ti spezza il cuore. Soprattutto quando pensi che nel frattempo il parlamento elvetico ha approvato una legge per l’adozione dei figli del partner omosessuale che entrerà in vigore tra un anno e risolverà almeno questo tipo di situazioni.

Un’altra norma interessante recentemente introdotta in Svizzera è quella sull’automaticità dell’autorità parentale congiunta, qualunque sia lo stato civile dei genitori: sposati, divorziati, conviventi. Finora, se non erano sposati, andava automaticamente alla madre e in caso di divorzio spettava solo al genitore con la custodia. Una bella vittoria per i padri, che spesso dopo la fine del loro matrimonio diventano genitori di serie B.

Nel frattempo si continua a discutere sull’opportunità di introdurre il divieto di espatrio con figli per i genitori separati, sottolineando che il diritto di un bambino ad avere entrambi i genitori vicini viene prima delle aspirazioni personali o professionali di un adulto che vuol trasferirsi all’estero. Un tema piuttosto caldo in Svizzera, il paese con la più alta percentuale di abitanti stranieri al mondo, dove spesso lasciare il paese vuol dire semplicemente tornare a casa.

E di fronte a un numero di divorzi sempre più numerosi, si fanno strada nel dibattito pubblico altre idee creative per limitare l’impatto economico ed emotivo della separazione. Come per esempio il “matrimonio a tempo determinato”, un’idea ripescata dagli anni sessanta che prevede un’unione con una durata prestabilita, al termine della quale si può decidere se rinnovare o concludere il matrimonio. La fine di un accordo sarebbe meno dolorosa della sua rottura.

Sembra un’idea cinica, e forse lo è. Ma quello che è ancora più cinico è continuare a fare leggi che poggiano sulla nozione di amore eterno, trattando la fine di un matrimonio come un fastidioso incidente a cui bisogna mettere i bastoni tra le ruote. Come succede spesso, le autorità fanno le regole basandosi su come le cose dovrebbero essere e non su come realmente sono, rendendo la vita difficile a un gran numero di cittadini.

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