28 marzo 2014 16:33

L’autrice di queste foto, Anja Niedringhaus, è stata uccisa a Khost , in Afghanistan, il 4 aprile 2014.

Quando l’Afghanistan era governato dai taliban, tra la metà degli anni novanta e il 2001, raramente le donne uscivano dalle loro case, e quando lo facevano erano interamente coperte dal burqa.

Oggi la maggior parte di quelle che vivono nelle comunità conservatrici continuano a indossarlo, ma in generale le donne afgane possono fare delle scelte prima impensabili, come candidarsi alle elezioni.

Le ultime elezioni, nel 2010, hanno portato 69 donne in parlamento, su un totale di 249 seggi. E il 5 aprile in Afghanistan si voterà per scegliere un nuovo presidente e rinnovare i consigli provinciali.

La legge afgana prevede che il 20 per cento dei seggi sia riservato alle donne, e alcuni dei candidati alla presidenza hanno scelto una donna come compagna di squadra.

Queste elezioni sono le terze dalla caduta dei taliban. Ci sono undici candidati pronti a sostituire Hamid Karzai, che non può essere rieletto, e circa 12 milioni di elettori, su un totale di 30 milioni di abitanti. Per votare serve una tessera elettorale che rischia però di essere usata da più persone, soprattutto se le tessere appartengono a donne delle comunità conservatrici e per questo non contengono foto con il loro volto.

A riscaldare il dibattito elettorale, oltre al tema delle riforme, sono la permanenza delle forze statunitensi nel paese (i negoziati sono stati lasciati aperti da Karzai) e le divisioni etniche.

Un problema poi non secondario è garantire la sicurezza durante la campagna elettorale e le operazioni di voto: i taliban, infatti, non riconoscono le elezioni e da febbraio gli attentati nella capitale Kabul sono aumentati.

Questi scatti sono della fotografa Anja Niedringhaus.

In questa foto: la deputata Hamida Ahmadzai, che rappresenta le tribù kuchi, di etnia pashtun, all’interno del parlamento a Kabul, il 26 marzo.

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