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La maggior parte delle donne migranti ha subìto violenze

Il cortile di una ex scuola occupata da alcuni migranti a Saint-Herblain, nell’ovest della Francia, marzo 2019. (Loic Venance, Afp)

Matrimoni forzati, mutilazioni genitali, stupri, torture: è molto alta la percentuale di violenze multiple subite dalle donne migranti accolte in cinque paesi europei. Per la prima volta un’indagine sia qualitativa sia quantitativa indaga la violenza di genere contro le donne migranti e il tipo di accoglienza che ricevono una volta arrivate in Europa. La ricerca è stato condotta dalle fondazioni L’albero della vita e Iniziative e studi sulla multietnicità (Ismu) nei centri di accoglienza in Italia, Francia, Regno Unito, Svezia e Romania.

Il rapporto mette in luce che quasi tutte le donne intervistate hanno subìto violenze sia nel paese di origine sia durante il viaggio: abusi fisici e psicologici sono riferiti dalla maggior parte delle donne, abusi sessuali e stupri da più del 5o per cento di loro. Nella maggior parte dei casi, gli autori delle violenze sono familiari oppure trafficanti di esseri umani a cui le donne si sono rivolte per raggiungere l’Europa.

“Le migranti, soprattutto quelle che viaggiano da sole lungo la rotta libica, corrono maggiormente i rischi di subire violenze”, spiega Vincenzo Cesareo, segretario generale della fondazione Ismu. “Al momento le donne migranti che arrivano via mare rappresentano il 9,9 per cento dei migranti sbarcati, ma il fenomeno delle violenze sta assumendo dimensioni importanti. Secondo gli operatori del sistema di accoglienza dei paesi coinvolti nella ricerca, quasi la totalità delle donne migranti provenienti dall’Africa ha subìto nel viaggio una qualche forma di violenza”. Molte donne sono vittime di violenza anche una volta arrivate in Europa, ma quasi mai denunciano gli abusi per vergogna e per mancanza di fiducia nelle autorità.

Gli operatori nei centri di accoglienza, inoltre, non hanno una competenza specifica sul tema delle violenze di genere e in particolare sulla gestione dei casi complessi (che sono in Italia l’89 per cento, in Francia l’85 per cento, nel Regno Unito il 98 per cento, in Svezia il 75 per cento). La costruzione di una relazione di fiducia con le donne richiede tempi molto lunghi. Emergono differenze significative tra i paesi e i centri di accoglienza sia per quanto riguarda l’organizzazione e la gestione dei centri sia rispetto all’erogazione dei servizi, compresi quelli relativi alla formazione degli operatori e la stessa composizione dello staff. “.

“Tra le persone migranti, le donne sono le più esposte alla tratta di esseri umani, allo sfruttamento, alla discriminazione e all’abuso, specialmente quando viaggiano da sole. Tali violenze possono verificarsi in diverse fasi del percorso migratorio: a volte già nel paese di origine, altre volte durante il viaggio o anche una volta arrivate in Europa”, afferma Ivano Abbruzzi, presidente dell’Albero della vita.

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