20 settembre 2016 13:31
Donald Trump, il candidato repubblicano alle elezioni presidenziali statunitensi, a Charlotte, in North Carolina, il 18 agosto 2016. (Carlo Allegri, Reuters/Contrasto)

Si dice che le persone intelligenti abbiano faticato, negli anni trenta, a prendere sul serio l’ascesa dei demagoghi. Quei dittatori narcisistici, con le loro stupide uniformi, sembravano semplicemente ridicoli. Allo stesso modo, osservando Donald Trump ci viene da ridere. Ci atterrisce, ma ci diverte anche. È buffo. I suoi discorsi, la maniera in cui calpesta ogni tabù. Trump ha grandi doti comiche. Ma c’è qualcosa di pericoloso nella sua risata: rischia di farci abbassare la guardia.

Prendete il filmato dell’ultima follia del candidato repubblicano, quando ha dichiarato che se Hillary Clinton dovesse nominare dei giudici favorevoli al controllo delle armi, il compito di fermarla potrebbe toccare a chi pensa che andare in giro armati sia un diritto. Dietro Trump si vede una coppia di mezza età. La donna prima sorride e poi si lascia andare a una risata del tipo “Oh, che birichino!”. Una reazione del genere aiuta Trump. Gli permette di fare un passo indietro, di dire che stava solo scherzando. L’umorismo è solo una delle caratteristiche che rendono difficile sfidarlo.

La sfacciata disonestà è un’altra. Le sue bugie sono talmente numerose che è impossibile tenere il conto. Il sito di verifica dei fatti Politifact ha rilevato che il 15 per cento delle affermazioni di Trump era per lo più falso, il 36 per cento era falso e il 19 per cento erano “panzane clamorose”. Trump mente sempre, sulle cose piccole e su quelle importanti. Mente sui numeri dei sondaggi che lo riguardano, sul tasso di criminalità e sui soldi che dà in beneficenza.

Il dato comune a tutte queste mosse è che non sono solo reazionarie, razziste o pericolose, ma contraddicono gli ideali che tutti gli americani dovrebbero considerare inviolabili. Forse è questo il miglior modo per attaccare Trump: denunciandone il profondo antiamericanismo. Trump dice di voler rendere gli Stati Uniti di nuovo grandi. Ma la verità è che, con lui, gli Stati Uniti smetterebbero di essere gli Stati Uniti.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo è stata pubblicato il 16 settembre 2016 a pagina III di Internazionale con il titolo “I trucchi di Donal Trump”. Compra questo numero | Abbonati

Una versione di questo articolo è uscito sul Guardian.

Jonathan Freedland sarà al festival di Internazionale a Ferrara il 30 settembre al cinema Apollo insieme a Natalie Nougayrède, David Rieff e Sarah Varetto.

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