Spaventoso e febbrile, compulsivo e angosciante, Atti di sotto­missione è un documento sull’amore tossico e manipolativo. All’inaugurazione di una galleria d’arte, la protagonista incontra un giovane e bellissimo critico, Ciaran, che la attrae con la sua calma zen e i suoi occhi “crudeli”. È un colpo di fulmine. I due vivono un breve e perfetto periodo d’amore, e poi cominciano a sabotarsi a vicenda con un entusiasmo che si spiega solo con la sfortunata e inebriante combinazione di carisma e brutalità di lui e dal fatto che lei è quasi pazza di desiderio. Poiché la protagonista pensa a Ciaran come a un dio, e all’amore come alla sua nuova religione, accetta che lui sia onnisciente e sempre giusto. Questa selvaggia relazione è un tetro promemoria dei modi in cui i sessi sono stati socializzati per essere in conflitto, anche nel romanticismo. Se è banale dire che uomini e donne vengono da pianeti diversi, è più difficile contestare che sono plasmati da esperienze diverse dello stesso mondo squilibrato.
Philippa Snow, The New Republic

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Questo articolo è uscito sul numero 1430 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati