Se avete voglia di contemplare la vostra mortalità, Jodi Picoult ha il libro che fa per voi. Il libro delle due vie segue Dawn Edelstein, ex studente di egittologia di Yale trasformata in doula della morte. Nell’orbita di Dawn la morte è onnipresente, a cominciare da Win, la donna morente di cui si prende cura, e poi i ricordi di coloro che Dawn ha perso e i morti mummificati in Egitto quattromila anni fa. Se cercate la comicità siete sfortunati. Ma i lettori non vanno da Picoult per le risate. Ci vanno per le scelte morali strazianti, le complicate dinamiche familiari, le profonde immersioni in questioni etiche, le trame non lineari. Il libro delle due vie presenta due possibili linee temporali e ambientazioni: terra/Egitto e acqua/Boston. È anche un omaggio a un antico testo egizio chiamato appunto Il libro delle due vie, che contiene una delle prime mappe conosciute degli inferi. Mentre gli antichi egizi credevano che si potesse raggiungere l’aldilà sia via terra sia via acqua, qui le linee temporali si sviluppano simultaneamente (pensate al film Sliding doors). Sembra semplice, ma non lo è. Picoult ci porta a spasso, a volte senza chiarire in quale linea ci troviamo. Il libro delle due vie è un ritorno ai temi delle sue prime opere– maternità, amore romantico complicato – ma la parte migliore di questo libro è lo sguardo sulla complessità di una donna che entra nella mezza età.

Karin Tanabe,
The Washington Post

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Questo articolo è uscito sul numero 1432 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati