Black Medusa è il ritratto di una serial killer, stilizzato e diretto con mano sicura. La giovane Nada (Nour Hajri) abborda degli uomini nei bar, gioca con la loro galanteria protettiva e il loro istinto predatorio verso la debolezza, fingendo di non avere voce e servendosi di un’app per parlare. Dopo un paio di drink se li porta a casa dove comincia l’orrore. Nada diventa poi vulnerabile quando s’innamora di una ragazza che conosce al lavoro, Noura (Rym Hayouni), che comincia a scoprire la doppia vita di Nada. A giudicare da alcuni particolari del film, gli esordienti Ismaël e Youssef Chebbi devono aver molto apprezzato A girl walks home alone at night di Ana Lily Amirpour. E la Nada di Nour Hajri, impassibile e implacabile giustiziera, fa pensare alla Carey Mulligan di Una donna promettente. L’atmosfera minacciosa è ben costruita, anche se a tratti il film risulta eccessivamente freddo, sia come noir sia come riflessione sulla cultura maschilista in Nordafrica.

Peter Bradshaw,
The Guardian

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Questo articolo è uscito sul numero 1447 di Internazionale, a pagina 76. Compra questo numero | Abbonati