La coppia, la fusione di due esseri, l’amore, le differenze tra i sessi: l’ungherese Ildikó Enyedi ha una curiosità vorace per uomini e donne. L’aveva già mostrato nell’audace Corpo e anima, Orso d’oro a Berlino nel 2017. Quel riconoscimento ha permesso a questa regista discreta di cimentarsi in un film ambizioso, adattamento di un romanzo di culto del suo connazionale Milán Füst. Nell’Europa degli anni venti (resa quasi senza tempo da una sceneggiatura che gioca moltissimo sul piano dell’intimità), Jakob (Gijs Naber), un capitano di lungo corso olandese, scommette con un amico che sposerà la prima donna che incontreranno. Così entra in scena Lizzy (Léa Seydoux), bellissima parigina. Dopo il matrimonio, un po’ per volta, Jakob smette di navigare, Lizzy è diventata la sua unica odissea, ma il capitano non tiene più in mano il timone. La regista conduce il suo protagonista in un mare agitato. Senza cedere al dramma borghese crea un universo romanzesco di grande ricchezza e senza cedere a facili scorciatoie punta a cogliere le criticità attuali dei rapporti di potere tra i due sessi. Grazie ad attori straordinari esplora la fragile solidità maschile e mette in luce i contrasti della femminilità: Lizzy è un’eroina spontanea e indecifrabile, amorevole e distante, colpevole e innocente. E Louis Garrel dà corpo all’insidia perfetta in quell’incrocio pericoloso che è il matrimonio.
Frédéric Strauss, Télérama

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Questo articolo è uscito sul numero 1456 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati