Il 5 dicembre è entrato in vigore l’embargo sul petrolio russo, previsto dal sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca adottato a giugno dall’Unione europea. I paesi europei non potranno più acquistare greggio trasportato via mare, mentre gli oleodotti potranno restare in funzione, anche se a servirsene saranno solo Ungheria e Slovacchia. Lo stesso giorno il G7 ha approvato l’imposizione di un tetto massimo al prezzo del petrolio russo, fissato a sessanta dollari al barile. Al di sopra di questa soglia le aziende degli stati del G7 non solo non potranno comprare il greggio, ma neanche trasportarlo o assicurare i carichi destinati ad altri paesi. Secondo Le Monde l’embargo non dovrebbe creare grossi problemi ai paesi europei, che dall’inizio del conflitto in Ucraina avevano già ridotto sensibilmente la loro dipendenza dal petrolio russo. Più complicato potrebbe essere superare le difficoltà legate all’altro divieto previsto dal pacchetto, quello sull’acquisto di idrocarburi raffinati, che entrerà in vigore il 5 febbraio 2023. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1490 di Internazionale, a pagina 26. Compra questo numero | Abbonati