ChatGpt, lo strumento d’intelligenza artificiale generativa di OpenAi, è diventato così bravo da comparire come coautore negli articoli scientifici. Ma le grandi case editrici stanno prendendo le distanze, scrive il Guardian. Springer Nature, che pubblica circa tremila riviste, rifiuta articoli firmati da qualsiasi chatbot, anche se ammette il loro impiego come strumento, per esempio per migliorare la leggibilità di un articolo. Elsevier, l’altro gigante dell’editoria scientifica, invece li bandisce del tutto. Ma secondo la rivista eLife, è impensabile bloccarne l’uso. La cosa importante, almeno per ora, è che i ricercatori si assumano la responsabilità delle informazioni generate. ChatGpt non è infatti in grado di distinguere le informazioni vere da quelle false e quelle importanti da quelle secondarie.

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Questo articolo è uscito sul numero 1497 di Internazionale, a pagina 97. Compra questo numero | Abbonati