Cronache dalla terra dei più felici al mondo è il primo romanzo di Wole Soyinka in quarantotto anni, e solo il terzo della sua lunga carriera. Il libro è molte cose insieme: una caustica satira politica, un giallo su un omicidio, una storia di cospirazione e un lamento profondamente sentito per lo spirito di una nazione. La trama – contorta, a volte oscura, che spesso s’intreccia in troppi nodi – ruota intorno alla Human Resources, una sinistra azienda online che vende parti del corpo umano da usare in rituali più o meno religiosi. Come spesso accade nella satira, l’aspetto oltraggioso della premessa fittizia deriva dalla sua vicinanza alla verità: la credenza che gli organi umani abbiano proprietà magiche, che conducono al successo negli affari e al potere politico, è nota per aver ispirato omicidi rituali in Nigeria. In superficie, Wole Soyinka si chiede chi gestisce questa macabra industria della carne umana. Tra le righe, tuttavia, esamina lo stato d’animo di una comunità in cui può aver luogo una violenza del genere. Dove nasce questa brutalità, cosa la alimenta, come può avere successo? Queste domande, di carattere morale, sono più difficili da risolvere rispetto all’enigma dell’omicidio, ma sono anche molto più interessanti. Cronache dalla terra dei più felici al mondo è un romanzo pessimista, opera di un uomo e di un autore che non si fa nessuna delle illusioni suggerite, in piena ironia, dal titolo.
Juan Gabriel Vásquez, New York Times

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Questo articolo è uscito sul numero 1513 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati