No, probabilmente il mondo non ha bisogno di un altro disco delle Quattro stagioni di Vivaldi. Però forse possiamo aggiungerne uno: questo. È un po’ come un parente che ti sta simpatico e, anche se lo vedi solo una volta all’anno, quando c’è è sempre divertente. In questo cd c’è più di un’ora di grande divertimento e anche di entusiasmo, perché insieme ad alcune delle opere più familiari di Vivaldi ce ne sono altre mai registrate prima. Arrivo a dire che sono le Quattro stagioni più impressionanti che ci siano su disco. Provate il Presto dell’Estate: non avete mai sentito le sue scale suonate con una furia così abbagliante e una velocità tanto vertiginosa. Oppure l’Allegro di apertura dell’Inverno: vi verranno i brividi anche se fuori ci sono quaranta gradi. Se siete come me e vi siete chiesti dove sono i grandi strumentisti ad arco italiani – i discendenti di coloro che suonarono e composero gran parte della musica che è ancora parte del repertorio standard, quelli che hanno inventato le forme emulate da tutto il resto d’Europa – basta ascoltare Giuliano Carmignola e i suoi colleghi. Non si limitano a suonare questa musica, la possiedono.
David Vernier, ClassicsToday

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Questo articolo è uscito sul numero 1531 di Internazionale, a pagina 98. Compra questo numero | Abbonati