M igliaia di donne e persone non binarie, tra cui la prima ministra Katrín Jakobsdóttir, hanno interrotto il lavoro – retribuito e non – il 24 ottobre. Le organizzatrici dello sciopero protestano per il divario retributivo tra i sessi e contro la diffusa violenza sessuale e di genere nel paese. È il secondo sciopero delle donne in Islanda: il primo, nel 1975, portò a cambiamenti cruciali, tra cui l’elezione della prima presidente. Tuttavia, scrive il Guardian, in alcune professioni le islandesi sono ancora pagate il 21 per cento in meno degli uomini e più del 40 per cento di loro ha subìto violenza sessuale o di genere.

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Questo articolo è uscito sul numero 1535 di Internazionale, a pagina 36. Compra questo numero | Abbonati