The old oak è un tipico film di Ken Loach: schietto, arrabbiato, ideologico, magari non raffinato ma emotivamente travolgente. Siamo nel 2016, anno zero della Brexit, in una cittadina del nordest dell’Inghilterra segnato da una cupa disperazione e un crescente senso d’ingiustizia. L’arrivo di alcune famiglie di rifugiati siriani porta all’estremo le tensioni. Buona parte di queste si sfogano all’interno del fatiscente pub di Tj Ballantyne, dove un gruppetto di clienti abituali beve birra e vomita amarezza. Tj, un uomo per bene ma spinto anche lui al punto di rottura, fa amicizia con Yara, una giovane rifugiata. Insieme a lei e a un’operatrice umanitaria escogitano un piano per avvicinare le due comunità traumatizzate. Come sempre nei film di Loach il quadro morale è preciso. Ma c’è anche un appello a cuore aperto, diretto a tutti. E il messaggio finale di ottimismo è disperatamente necessario.
Wendy Ide, The Observer

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Questo articolo è uscito sul numero 1538 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati