Il 3 dicembre il governo socialista del presidente Nicolás Maduro ha vinto il referendum consultivo sull’annessione al Venezuela dell’Esequibo, una regione amministrata dalla vicina Guyana, grande circa 160mila chilometri quadrati, ricca di minerali e petrolio e rivendicata da Caracas dalla fine dell’ottocento. Maduro ha definito il risultato “una vittoria straordinaria”, senza specificare quali saranno i prossimi passi. Dopo la chiusura dei seggi, il Consiglio nazionale elettorale ha reso noto che il sì ha ricevuto 10,5 milioni di voti su un totale di venti milioni di persone chiamate alle urne, scrive l’Afp. Sul social network X (ex Twitter) Henrique Capriles, due volte candidato dell’opposizione alle elezioni presidenziali, ha parlato invece di poco più di due milioni di elettori, che potevano esprimersi su cinque quesiti. Anche se il risultato della consultazione non è vincolante per il diritto internazionale, molti esperti temono un intensificarsi delle tensioni tra i due paesi. Allo stesso tempo considerano bassa la probabilità che il Venezuela invada militarmente la regione. Il presidente guyanese, Irfaan Ali, il 3 dicembre ha rassicurato i suoi cittadini affermando che il governo “sta lavorando ventiquattr’ore su ventiquattro affinché i confini restino intatti”. Poi ha aggiunto che “la prima linea di difesa è la diplomazia e siamo in una posizione forte”. Il referendum voluto da Caracas non avrà conseguenze a breve termine, ma per molti analisti è servito a Maduro per lanciare la sua campagna elettorale in vista delle presidenziali del 2024. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1541 di Internazionale, a pagina 36. Compra questo numero | Abbonati