Il disco d’esordio di Niecy Blues comincia come una ninna nanna. Un basso maestoso apre il brano 1111 e lascia il posto alla cantante, che sembra arrivare da lontano. La sua voce si armonizza e poi si frantuma, precipitando prima di fondersi attorno a un bordone sfocato del sintetizzatore. È come accendere una candela dentro una stanza buia. L’artista di Charleston, nel South Carolina, è cresciuta in una famiglia religiosa nelle zone rurali dell’Oklahoma e s’identifica come persona non binaria. Come racconta, la sua prima esperienza con la musica ambient è stata in chiesa. Ha lasciato l’Oklahoma per la South Carolina e ha studiato teatro alla Anderson university, un piccolo college cristiano. Exit simulation crea tensione per trasformare gli elementi minimalisti in un insieme estasiante. Le canzoni sono più facilmente classificabili come rnb, ma la musica si estende in territori molto più remoti. La batteria pesante e le sensuali linee di basso di U care e Violently rooted fanno pensare al trip-hop. Mary Lattimore presta la sua arpa celestiale alla fluttuante Exits e Soma recluta un’intera band per realizzare un arrangiamento jazz psichedelico. La splendida voce di Niecy Blues è il fulcro di queste composizioni e la vera fonte della potenza del disco. Analysis paralysis, la canzone più pop e anche la migliore dell’album, ondeggia languidamente come una leggera brezza. Nonostante la natura sperimentale e i continui cambi di genere, Exit simulation risulta immediato e coinvolgente. È un invito a viaggiare in spazi che non sapevi esistessero, e a lasciare che ti cambino.
Dash Lewis, Resident Advisor

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Questo articolo è uscito sul numero 1544 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati