Dietro un titolo provocatorio, uno stile ammiccante e una grande ricchezza di riferimenti, La survie de médiocres, del filosofo franco israeliano Daniel Milo, smonta l’identificazione diventata quasi spontanea tra il capitalismo e le teorie evoluzionistiche di Charles Darwin, in particolare la selezione naturale. Una fusione che tende a far credere che i privilegi dei vincitori o dei primi della classe corrispondano all’ordine stesso delle cose. Il “darwinismo sociale”, cioè l’applicazione politica della teoria darwiniana, è considerato responsabile di molte storture e degenerazioni tra ottocento e novecento. La novità del saggio di Milo è di trovare la fonte del pregiudizio non nelle interpretazioni politiche che sono finite poi a sostenere il neoliberismo, ma nel lavoro dello stesso Darwin. Ha trovato una breccia dove infilarsi nel fascino che Darwin provava per l’allevamento degli uccelli, un processo artificiale trattato come naturale. Un difetto antropocentrico che Milo sfrutta mostrando, tra scienza e filosofia, gli eccessi della “selezione” naturale. Le Monde

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1549 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati