La foresta del Nord vede il già noto scrittore e medico statunitense Daniel Mason esplorare il romanzo storico in modo assolutamente innovativo. La storia comincia negli anni sessanta del settecento, arriva ai giorni nostri e si spinge anche in un non ben specificato futuro. Al centro della vicenda c’è una casa giallo limone nel Massachusetts con un’alta porta nera che guarda “dove cade il sole”. La storia è narrata in frammenti che catturano la vita dei suoi abitanti: una giovane coppia fuggita da una colonia di puritani, nativi americani che difendono le loro terre e un soldato inglese che decide di abbandonare “l’odore della polvere da sparo” per occuparsi solo di mele. Ci sono anche sorelle gelose, un uomo impegnato in “affari del sud” (ovvero la cattura di uno schiavo fuggiasco) e un cacciatore che ingaggia un sensitivo per far riposare in pace i fantasmi. Mason racconta tutte queste storie attraverso un incastro di testi diversi – un libro sulla coltivazione delle mele, calendari, ballate, note a piè di pagina, lettere e richieste a un ente di storia patria. L’autore sembra proprio cucire insieme i suoi racconti e le sue fonti e tutto quello che fa è descrivere la storia di un piccolo fazzoletto di terra. È un libro coraggioso e originale, capace di inventare una nuova forma di racconto: è intimo ed epico allo stesso tempo, giocoso e serio. Leggerlo significa avventurarsi oltre i confini di ciò che può fare un romanzo.
Alice Jolly, The Guardian

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Questo articolo è uscito sul numero 1553 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati