Jane è una studente e poeta fallita che si trasforma in un’esperta di pubbliche relazioni. Si butta nel nuovo lavoro con lo stesso entusiasmo con cui si era buttata negli studi, ovvero pochissimo. La protagonista si dice che la Jane poeta e quella delle pubbliche relazioni non sono la Jane autentica. Rimane poco chiaro alle lettrici se ne esista una vera. La sua vita consiste nel recitare una serie di ruoli. E sul lavoro i suoi risultati cominciano a farsi disastrosi: rischia di perdere il posto e, sommersa dai debiti, non può permetterselo. Proprio al momento giusto Jane scopre FortPath, un centro di benessere gestito da una donna agile e luminosa, anche se non proprio coltissima, chiamata Cass. FortPath sembra la salvezza per Jane: non solo per se stessa ma anche per la sua vita professionale. Jane è una narratrice respingente, guidata da avidità e manie di grandezza, per molti versi mi ricorda June, la protagonista di Yellowface di R.F. Kuang. Jane sa esattamente quello che fa quando approfitta del talento altrui e fa torto a quelli che la circondano. La descrizione del centro di benessere è pura satira ed è davvero divertente. Anche se Jane non è una protagonista simpatica finiamo per empatizzare con lei e con la sua voglia di aggiustare in fretta tutte le cose della sua vita che vanno storte. Luminosa ha dei bei giri di frase ed è piena di arguzia affilata e crudele. È proprio la voce di Gaynor che mi ha permesso di continuare a leggere di cose che avrei forse preferito non sapere.
Sam Paul, Feminist Book Club

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Questo articolo è uscito sul numero 1584 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati