Cultura Schermi
Maria
Angelina Jolie
Italia / Germania / Stati Uniti 2024, 123’.
Maria (Pablo Larraín)

L’idea di Angelina Jolie nei panni di Maria Callas è un gioco interessante, soprattutto se è diretta da Pablo Larraín. Però il playback non funziona. L’autore ha detto che verso la fine, quando la voce di Maria Callas è debole e spezzata, Jolie ha cantato davvero. Ma non stiamo parlando di una biografia di Freddy Mercury o di Bob Marley. Punteggiare un film con scene in cui Jolie, travestita da Callas, fa coraggiosamente finta di intonare celeberrime arie della Tosca o della Norma, nel migliore dei casi confonde. Se almeno il dramma costruito intorno a queste scene, scritto da Larraín e Steven Knight e concentrato sugli ultimi cinque giorni di vita di Maria Callas, fosse stato un po’ avvincente. Invece risulta stancamente piatto.
Kevin Maher, The Times

The order
Jude Law, Nicholas Hoult
Stati Uniti / Regno Unito / Canada 2024, 114’.

Proprio come il suo protagonista Terry, un navigato agente dell’Fbi che non si ferma di fronte a nulla pur di raggiungere il suo obiettivo, The order è snello ed efficiente. Questo thriller poliziesco, basato sul saggio The silent brotherhood, ripercorre i tentativi del governo federale di sradicare una setta di suprematisti bianchi nel nordovest degli Stati Uniti, alla metà degli anni ottanta. Non mancano gli elementi convenzionali, ma gli inseguimenti e le sparatorie, comunque molto ben realizzati, non prendono mai il centro della scena, lasciato all’umanità dei personaggi. Il capo dei suprematisti (Hoult) è un noioso reazionario tutt’altro che affascinante. Terry è tenace più che eroico. Impressionante Jude Law, ottimamente sostenuto da Nicholas Hoult e Tye Sheridan.
Tim Grierson, Screen International

El jockey
Nahuel Pérez Biscayart
Argentina / Spagna / Stati Uniti / Messico / Danimarca 2024, 96’.

Ci sono tante cose gustose in El jockey di Luis Ortega, a partire dalla magnificamente impassibile interpretazione di Nahuel Pérez Biscayart nei panni di Remo Manfredini, un fantino che deve assolutamente vincere la sua prossima gara per evitare guai con il gangster che è anche il suo capo. Biscayart trasforma il suo Manfredini in una sorta di Buster Keaton con stivali e frustino, un perplesso parafulmine degli eventi. Il contrario di quello che è in realtà: un farabutto, ribelle e drogato che è un pericolo ambulante per se stesso e per chi gli sta intorno. E quando finalmente parte la gara tanto attesa scopriamo che nel film di Ortega le etichette di genere sono come costumi da provare e da scartare. Alla fine El jockey è fatto più di elementi, di gesti isolati che di un insieme organico. Ma è realizzato con stile e rompe gli schemi. È proprio quando la storia sembra perdere di mordente che il film rivela la sua vera natura.
Xan Brooks, The Guardian

Leurs enfant après eux
Paul Kircher, Sayyid El Alami
Francia 2024, 146’.

Nell’adattamento di E i figli dopo di loro di Nicolas Mathieu (premio Goncourt 2018), i fratelli Boukherma abbandonano il sudovest della Francia, i loro esercizi stilistici e l’ironia, in favore della Lorena, di una chiara sincerità, di emozioni condivise. Fedele al libro senza esserne prigioniero, il film racconta il passaggio all’età adulta di alcuni giovani attraverso quattro estati, tra il 1992 e il 1998, intorno al personaggio centrale di Anthony, interpretato da Paul Kircher. È lui la vera arma segreta dei fratelli Boukherma.
Marie Sauvion, Télérama

Babygirl
Nicole Kidman, Harris Dickinson, Antonio Banderas
Stati Uniti / Paesi Bassi 2024, 114’.
Babygirl (dr)

Come una pecora travestita da lupo la raffinata regista olandese Halina Reijn, anche quando decide di mostrare le zanne, non fa poi così paura. La storia di una relazione vagamente sadomaso tra una importante dirigente d’azienda, moglie e madre amorevole, e un giovane stagista poteva mandare in agitazione i moralisti più accaniti. Invece risulta una dot com, una scappatella sexy tra star che semplifica il kink a beneficio del box office. Il film è generoso ma Reijn ama troppo i suoi personaggi per metterli in difficoltà. Baby-girl punge con leggerezza le convenzioni ma sussurra in continuazione che tutto andrà bene.
Ben Croll, TheWrap

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1579 - 6 settembre 2024
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