Londra, 25 febbraio 2022. Una manifestazione contro la guerra in Ucraina davanti alla residenza del premier britannico. (Jeff J Mitchell, Getty Images)

È difficile misurare l’impatto di una guerra. Ci ha provato Julian Sheather sul British Medical Journal. “I primi effetti sulla salute delle persone, ferite e uccise, sono immediati. Poi si propagano nello spazio e nel tempo, attraverso le vite e le generazioni. Nei primi giorni di una guerra il trauma è soprattutto fisico: i corpi sono mutilati dalla ferocia delle munizioni moderne. Le persone muoiono o le loro vite cambiano per sempre”.

Si calcola che nei conflitti del ventesimo secolo siano morti 191 milioni di persone, soprattutto civili. L’impatto sulla salute non si limita al momento dei combattimenti. Per ogni persona uccisa direttamente, altre nove ne moriranno per cause indirette.

I conflitti producono un rapido deterioramento dei servizi sanitari e delle infrastrutture civili: reti idriche, elettriche, dei trasporti. I rifornimenti di medicine s’interrompono, il personale ospedaliero e i pazienti non si possono spostare, la salute delle donne incinte e dei neonati peggiora.

L’effetto è a cascata. Riemergono malattie infettive, si accentuano problemi psicologici e psichiatrici, aumenta l’abuso di alcol e droghe. Tutto questo viaggia anche attraverso le frontiere, coinvolgendo i paesi vicini e le economie regionali.

Secondo uno studio uscito sul Journal of Peace Research, se nel mondo non ci fosse stata più nessuna guerra dal 1970, nel 2014 il pil globale sarebbe stato più alto del 12 per cento (per fare un confronto, nel 2020 un evento senza precedenti come la pandemia ha ridotto il pil globale del 3 per cento).

“La guerra distrugge più che corpi e menti”, ha scritto Sheather. “Lacera le radici del benessere umano, strappa il tessuto della comunità umana, recide i legami tra le persone e i luoghi in cui vivono. E lascia conseguenze durature. La guerra contamina fisicamente e psicologicamente i luoghi abitati dagli esseri umani. La memoria del trauma può rendere impossibile la ricerca della pace. E senza pace non ci sono né salute né benessere. Questa invasione non è solo una tragedia per gli ucraini di oggi. Si ripercuoterà anche sulle generazioni future”. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1450 di Internazionale, a pagina 5. Compra questo numero | Abbonati