I bambini sono le prime vittime della guerra. Sono uccisi, abusati, abbandonati, dimenticati. Lo vediamo nelle guerre della nostra contemporaneità, attraverso immagini strazianti che li mostrano soccombere al mondo storto degli adulti. C’è da dire però che in ogni bambino rimane una scintilla di luce dove continuano a esistere resistenza, amore, forza. Chiara Carminati, con la sua penna sottile e chirurgica, conosce bene il tempo dell’infanzia e tra le scrittrici italiane è una che ha il dono di non dimenticare la grande storia che travolge quella piccola. Già in Fuori fuoco e Un pinguino a Trieste ha mostrato la delicatezza del suo sguardo, ma anche la capacità di raccontare l’indicibile. Al centro di Nella tua pelle c’è l’istituto per i figli della guerra di Portogruaro, dove si mandavano i bambini nati da violenze di guerra. L’autrice comincia il libro con una frase lapidaria: “Alla fine della guerra ci sono gli orfani dei morti e ci sono i figli dei vivi”. E tra questi ultimi seguiamo le vicende di Giovanna, Vittorio e Caterina. Tre personaggi legati da un’amicizia profonda che Carminati racconta con la dolcezza dei primi legami. Un libro capace di farci abbracciare la storia in un modo inedito. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1546 di Internazionale, a pagina 83. Compra questo numero | Abbonati