Secondo l’infermiera Sabina Galiaskarova la quarta ondata di covid-19 in Russia è peggiore di tutte le precedenti. “È in corso una catastrofe. Lo vediamo con i nostri occhi. Sono sempre di più le persone che si ammalano, e le loro condizioni peggiorano molto più rapidamente. Alcuni pazienti subiscono un danno polmonare del 50-60 per cento pochi giorni dopo aver mostrato i primi sintomi”, afferma Galiaskarova, che vive nel Tatarstan, 700 chilometri a est di Mosca.

In Russia i contagi e i decessi giornalieri sono ai livelli più alti dall’inizio della pandemia. L’8 ottobre si sono conclusi i nove giorni di “vacanze straordinarie” che avevano permesso ai lavoratori delle attività non essenziali di restare a casa. Ma in molte regioni della Russia le restrizioni non sembrano aver arginato l’aumento dei contagi, e alcune autorità locali sono state costrette a prorogarle.

Galiaskarova, 24 anni, lavora su una delle appena sei ambulanze attive a Zelenodolsk, una città con una popolazione di più di centomila abitanti. I suoi turni sono sfiancanti, spesso senza pause. Galiaskarova ha chiesto inutilmente alle autorità sanitarie locali di assumere altro personale. “L’effetto collaterale dell’alto numero di contagi è l’elevata congestione degli ospedali, che impedisce ai medici di fornire un’assistenza adeguata e provoca l’aumento dei decessi”, spiega Vasilij Vlassov, epidemiologo dell’Alta scuola di economia di Mosca.

Le regioni periferiche della Russia sono state colpite molto duramente e gli ospedali sono a corto di ossigeno, medicinali e personale medico. Sui social network russi circolano video che mostrano corpi avvolti in sacchi neri della spazzatura abbandonati sul pavimento nei corridoi degli ospedali regionali. La vicepremier Tatjana Golikova ha dichiarato che in sedici regioni i posti letto ospedalieri riservati ai malati di covid-19 sono occupati al 90 per cento.

Secondo gli esperti il bilancio ufficiale delle vittime, più di mille morti al giorno dal 19 ottobre, potrebbe essere molto distante dalla realtà. “Probabilmente quei dati sono tre o quattro volte inferiori a quelli reali, perché la mortalità in eccesso ha già superato i quattromila decessi al giorno”, ha dichiarato lo statistico Aleksej Raksha. “Di solito nei paesi dove le statistiche sono attendibili la mortalità in eccesso coincide con quella da covid”. Secondo i dati ufficiali, la Russia sta vivendo il più forte calo della popolazione mai registrato in tempo di pace.

Diffidenza in crescita

Le autorità russe hanno spiegato l’aumento dei casi con la resistenza dei cittadini al vaccinarsi. Ma dietro il peggioramento della situazione ci sono anche l’apatia generale e la riluttanza delle autorità a introdurre misure più restrittive. “È strano che persone istruite non vogliano vaccinarsi. Abbiamo un vaccino sicuro ed efficace”, ha dichiarato il presidente Vladimir Putin a ottobre. “Vi invito a vaccinarvi. Ne va della vostra vita e di quella dei vostri cari”.

A dicembre del 2020 la Russia è stata il primo paese al mondo ad autorizzare la somministrazione di un vaccino contro il covid-19, ma oggi il tasso di vaccinazione nel paese, che ha una popolazione di 144 milioni di abitanti, è ancora pericolosamente basso. Solo un terzo dei russi adulti ha completato il ciclo vaccinale, e su quattro persone che non si sono vaccinate tre non hanno nessuna intenzione di farlo, nonostante gli sforzi delle autorità per incrementare il tasso di immunizzazione.

Alcune regioni russe hanno imposto l’obbligo vaccinale per i lavoratori di vari settori (sanità, istruzione, trasporti e ora anche forze dell’ordine) e vietato a chi non possiede un certificato sanitario di partecipare agli eventi pubblici al chiuso. Ma le autorità hanno sottovalutato la profonda sfiducia nei confronti dei vaccini sviluppati in Russia. Secondo un sondaggio dell’istituto Levada, la percentuale di russi che non intendono vaccinarsi è passata dal 15 per cento di agosto al 19 per cento di ottobre.

Ekaterina, insegnante di scuola elementare a Mosca, ha comprato un certificato falso per sfuggire all’obbligo vaccinale. Ha pagato cinquemila rubli (60 euro) e sulla sua app è comparso un codice che indicava l’avvenuta vaccinazione. Alcuni suoi colleghi hanno fatto lo stesso. “Non volevo perdere il lavoro, ma non voglio nemmeno vaccinarmi”, spiega. “Non mi fido del vaccino e del fatto che il governo mi costringa a farmelo iniettare”. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1435 di Internazionale, a pagina 20. Compra questo numero | Abbonati