P er giustificare le intercettazioni e altre forme di sorveglianza, a volte si dice che chi non ha nulla da nascondere non ha nulla da temere. La premier Magdalena Andersson ha fatto ricorso a questa formula per rassicurare i curdi in Svezia. “Chi non compie atti di terrorismo non deve preoccuparsi”, ha risposto ai dubbi suscitati dall’accordo fra Turchia, Finlandia e Svezia. L’intesa ha permesso di superare il veto di Ankara all’ingresso dei due paesi nella Nato. Ma Andersson non se la caverà così facilmente. Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha dichiarato che la Svezia estraderà un numero imprecisato di curdi, fornirà armi alla Turchia e smetterà di sostenere organizzazioni curde che solo Ankara considera terroristiche. Sono le stesse organizzazioni che hanno combattuto il gruppo Stato islamico (Is) e altri gruppi terroristici, ricevendo elogi da tutto il mondo. Ma non dalla Turchia, ovviamente, che molti accusano di aver sostenuto lo Stato islamico. Un terzo di tutti i giornalisti incarcerati nel mondo si trova nelle prigioni turche; il minimo accenno di protesta viene represso; il regime tiene sotto stretto controllo gli oppositori, anche all’estero. Non sorprende che molti siano preoccupati per le concessioni che la Turchia ha strappato alla Svezia.

Andersson e il suo governo socialdemocratico hanno inviato un segnale chiaro alla Turchia: saremo al vostro fianco nella lotta contro il terrorismo. Il problema è che per Ankara tutto ciò che ha a che fare con i curdi è terrorismo.Non sappiamo ancora cosa significa in concreto. Può essere che le clausole dell’accordo smentiscano le richieste turche, soprattutto la fornitura di armi svedesi e la possibilità di estradare in segreto dei ricercati. Ma il fatto che restino degli interrogativi vuol dire che né Andersson né i curdi in Svezia escono vincitori da questa intesa.◆ lv

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Questo articolo è uscito sul numero 1468 di Internazionale, a pagina 20. Compra questo numero | Abbonati