06 luglio 2015 13:39

Il voto avvicina la Grecia all’uscita dall’euro, ma l’odissea non è finita
The Guardian
Il responsabile delle pagine economiche del giornale Larry Elliott mette in guardia i dirigenti della zona euro decisi a imporre l’austerità alla Grecia malgrado il “no” di domenica. “In due parole, dovrebbero provare a usare un po’ meno bastone e un po’ più carota”, cancellando una parte del debito greco. Anche se i leader europei dovessero raggiungere un accordo, la crisi avrà delle conseguenze preoccupanti sul lungo periodo.

“La Grecia ha messo in evidenza le debolezze strutturali dell’euro, un approccio uniforme che non conviene a paesi tanto diversi. Una soluzione potrebbe essere la creazione di un’unione fiscale accanto all’unione monetaria”, conclude Elliott. “Ma questo richiederebbe proprio quel tipo di solidarietà che è stata drammaticamente assente in queste ultime settimane. Il progetto europeo è in stallo”.

The Guardian, il 6 luglio 2015.

Gli strateghi della sconfitta
Süddeutsche Zeitung
“L’Unione europea (Ue) deve minimizzare i danni che il governo Tsipras ha provocato”, scrive Stefan Ulrich sulla Süddeutsche Zeitung: l’Ue dovrà concedere un aiuto d’emergenza e la Grecia dovrà proporre delle riforme oppure “l’euro potrà benissimo fare a meno di lei”. Secondo Ulrich, il risultato del referendum è “un no al compromesso”.

“I greci sono soltanto uno dei popoli della zona euro. Possono decidere il loro destino in modo sovrano. Ma non possono imporre nulla agli altri popoli e ai loro governi. E soprattutto non possono imporre agli altri paesi dell’euro di dargli miliardi di euro senza condizioni”.

I greci tengono testa all’Europa e al Fondo monetario internazionale
Gazeta Wyborcza
Dopo il referendum Atene è sull’orlo della Grexit, l’uscita dall’euro, ma c’è ancora “un barlume di speranza” che non si torni alla dracma, scrive Tomasz Bielecki. Secondo l’editorialista, ora sono Parigi e Berlino a dover decidere le prossime mosse.

“I nuovi aiuti alla Grecia devono essere accettati dai 18 paesi della zona euro e la Germania non è quello sulle posizioni più dure. Se comunque la cancelliera Angela Merkel dovesse fare un gesto verso i greci, dovrà vedersela con la rabbia di olandesi, spagnoli e lituani, che sono stufi della testardaggine dei greci. Non è sicuro che ci riuscirà, visto il livello di esasperazione raggiunto da entrambe le parti e la situazione potrebbe facilmente andare fuori controllo.

La scelta di Tsipras
La Croix
Jean-Christophe Ploquin spiega nel suo editoriale che il “no” al referendum non risolve i problemi del paese. Dopo il voto i greci devono urgentemente trovare il modo per evitare il fallimento delle loro banche e del loro stato. Inoltre, “dopo aver sollecitato gli elettori, la Grecia dovrà di nuovo confrontarsi con un’altra realtà democratica: la legittimità dei governi dei diciotto altri paesi della zona euro, le cui opinioni pubbliche e i cui parlamenti si spazientiscono e si preoccupano”.

“I leader europei”, conclude Ploquin, “adesso diffidano di un primo ministro bravo a schivare i colpi, ma di cui non capiscono fino a che punto arrivi la sua contestazione al sistema liberale vigente”. Dopo essersi rifugiato dietro gli elettori, Tsipras deve dare le sue risposte e assumersi le sue responsabilità davanti al parlamento.

Meglio affondare che piegarsi
De Standaard
Il messaggio dei greci è chiaro, scrive Bart Sturtewagen, direttore di De Standaard: dopo una settimana di banche praticamente chiuse, con danni notevoli per la vita quotidiana e gli affari, “una maggioranza inaspettatamente ampia ha comunque scelto di correre il rischio di dire no al piano di aiuti dell’Unione europea e del Fondo monetario internazionale (Fmi)”. Benché il prezzo da pagare sia incredibilmente alto e il risultato sia uno smacco drammatico per la zona euro e per l’intera Unione europea, Sturtewagen sostiene che “è fondamentale restare lucidi in questo momento. È la dialettica del delitto e castigo che ci ha portati a questo sfascio. Questo approccio si è dimostrato ripetutamente inutile. La questione della riduzione del debito non potrà più essere evitata. Lo sa persino l’Fmi. Se il primo ministro Tsipras vuole davvero fare qualcosa con la sua vittoria, deve dimostrare che il suo paese non vuole soltanto ricevere soldi ma vuole anche cambiare e cambiare modo di governare”.

I greci scrivono la storia
SME
Visto il risultato del referendum, Peter Schutz è scettico sulla possibilità di un accordo sulla crisi greca e prevede un futuro buio per il paese. Il 5 luglio entrerà nella storia allo stesso modo dell’11 settembre o del fallimento della Lehman Brothers, sostiene, poiché la bocciatura del programma di aiuti da parte dei greci è l’inizio di una nuova pagina della storia della Grecia, della zona euro e addirittura dell’Unione europea (Ue). Secondo Schutz, alla fine la Grecia potrebbe uscire dall’Ue dato che la frattura tra il paese da un lato e la Francia e la Germania dall’altro sarà un ostacolo per qualsiasi futuro accordo o coabitazione.

“Il popolo greco avrà un assaggio di quel che vuol dire l’Apocalisse, o qualcosa di molto simile, perché il sistema finanziario potrebbe crollare da un giorno all’altro e l’importazione dei beni di prima necessità potrebbe fermarsi. Probabilmente ci sarebbero anche una serie di fallimenti seguiti da licenziamenti”.

SME, il 6 luglio 2015.

Abilità e saggezza per evitare il crollo
El País
Per il quotidiano spagnolo la vittoria del “no” in Grecia rappresenta “una seria sfida al progetto europeo”, e il momento richiede “una risposta abile e ferma allo stesso tempo”. “L’Europa è di fronte a un momento decisivo. Ormai ogni nuovo passo è rischioso e delicato. Ma è fondamentale non lasciare il futuro nelle mani di un gruppo di demagoghi ad Atene e di molti altri che, a destra come a sinistra, vorranno unirsi a loro nei prossimi giorni in diversi paesi del continente. Il risultato del referendum richiede che tutti, dal governo di Alexis Tsipras a quelli della zona euro, dimostrino abilità, saggezza e di essere all’altezza affinché si eviti il crollo improvviso dell’economia greca”.

“È un enorme rompicapo economico e democratico. Occorre trovare un punto d’incontro tra la volontà dei greci e quella degli altri europei, che non hanno avuto l’opportunità un referendum, ma i cui governi li rappresentano con uguale legittimità”.

(A cura di VoxEurop)

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