15 febbraio 2021 15:47
  • Uno studio preliminare condotto in Israele afferma che il vaccino Pfizer-Biontech offre una protezione del 94 per cento contro il covid-19: lo studio è stato condotto su più di mezzo milione di persone vaccinate e monitorate dalla Clalit, la principale delle quattro aziende israeliane di assicurazione sanitaria. Finora sono stati vaccinati 3,9 milioni di persone e 2,2 milioni hanno ricevuto la seconda dose. Il governo mira a vaccinare tutta la popolazione sopra i sedici anni entro la metà di marzo. Nel paese due persone guarite dal covid-19 sono risultate positive alla variante “sudafricana”, finora rintracciata in 44 casi. In Israele i decessi registrati finora sono 5.388. La popolazione palestinese della Cisgiordania e di Gaza è ancora in attesa del vaccino: il 15 febbraio a Gaza dovrebbero arrivare duemila delle diecimila dosi dello Sputnik V donate dalla Russia, ma il consiglio di sicurezza nazionale israeliano deve ancora dare il via libera al trasporto. In Cisgiordania sono stati registrati 1.577 decessi per il nuovo coronavirus e 533 sono stati registrati a Gaza.
  • Nello Zimbabwe sono arrivate duecentomila dosi di vaccino Sinopharm donate dalla Cina. Un altro carico di 600mila dosi è atteso per marzo. Il vicepresidente dello Zimbabwe, Constantino Chiwenga, ha dichiarato che sarà vaccinato prioritariamente il personale sanitario impegnato nella lotta alla pandemia. Lo Zimbabwe ha stanziato cento milioni di dollari per l’acquisto dei vaccini e intende comprarne venti milioni di dosi per immunizzare il 60 per cento della popolazione. Lo Zimbabwe ha registrato 35mila casi e 1.400 decessi correlati al covid-19.
  • Le decisioni politiche di contrasto alla pandemia nel Regno Unito avrebbero causato una brusca frenata nell’applicazione delle leggi per le pari opportunità, colpendo in particolare i diritti delle donne sul posto di lavoro, la loro possibilità di ottenere i sussidi previsti per l’emergenza sanitaria durante la gravidanza, e lasciandole senza aiuto nei periodi di chiusura delle scuole quando hanno dovuto restare a casa per prendersi cura dei figli. Lo afferma una lettera inviata alla Commissione per l’uguaglianza e diritti umani firmata da esponenti di Amnesty international, del Trades union congress (la confederazione sindacale Tuc), Save the children e l’associazione Fawcett society, che domandano un’indagine approfondita. Il governo ha risposto di aver agito in base alle norme di pari opportunità contenute nel Coronavirus act pubblicato nel 2020.
  • Nuovi dati dimostrano come la pandemia abbia innalzato le barriere – e ne abbia create di nuove – per le donne e le madri che lavorano nel mondo accademico. Un documento pubblicato questa settimana ha mostrato che quando nel febbraio 2020 i centri di ricerca sulla salute in Canada (Cihr) hanno chiesto di presentare proposte di studio sul covid-19 dando una scadenza massima di otto giorni, solo il 29 per cento delle domande è arrivato da donne. Quando l’agenzia ha aperto un altro round di sovvenzioni, ma ha dato 19 giorni per la scandeza della presentazione della domanda e ha ridotto le pratiche burocratiche, le domande delle donne sono balzate al 39 per cento. Un altro documento di lavoro del National bureau of economic research degli Stati Uniti pubblicato il mese scorso ha rilevato che, durante la pandemia, le madri hanno registrato un calo delle ore di ricerca che è del 33 per cento maggiore rispetto alla riduzione che hanno dovuto affrontare i padri.
  • Le prime 142mila dosi del vaccino della Pfizer-Biontech sono arrivate in Australia che comincerà la campagna di immunizzazione il 22 febbraio, partendo con il personale sanitario, gli addetti agli hotel della quarantena, il personale e i residenti delle case di cura per persone anziane e con disabilità.
  • Le prime 60mila dosi del vaccino della Pfizer-Biontech sono arrivate anche in Nuova Zelanda dove la campagna di somministrazione comincerà il 20 febbraio, partendo con il personale addetto alle frontiere. A Auckland è stato imposto un confinamento stretto di tre giorni dopo la scoperta di tre casi locali positivi alla variante “inglese” registrati il 14 febbraio, e forse legati a un contagio in aeroporto. Come conseguenza l’Australia ha interrotto per i cittadini neozelandesi i “corridoi” di viaggio che consentono di entrare nel paese senza sottoporsi a quarantena.
  • Il Ruanda ha cominciato il 14 febbraio le vaccinazioni tra il personale sanitario e altri gruppi ad alto rischio, ha dichiarato il ministro della sanità. Il paese è il primo dell’Africa orientale ad aver aperto la campagna di immunizzazione con una piccola quantità di dosi di un fornitore non ancora reso noto, a cui si aggiungeranno poi quelle ricevute attraverso il programma internazionale Covax e attraverso la piattaforma di fornitura e distribuzione dell’Unione africana. Finora il Ruanda ha registrato 17mila casi di covid-19 e 236 decessi.
  • David Nabarro, inviato speciale dell’Organizzazione mondiale della sanità per il covid-19 ha dichiarato che “ci si può aspettare l’introduzione di ‘una specie’ di passaporto vaccinale tra paesi con gli stessi standard di restrizioni e livelli simili di accettazione della vaccinazione. Sono assolutamente certo che nei prossimi mesi i movimenti delle persone aumenteranno e sarà importante capire quali sono le condizioni da mettere in campo per consentire questi spostamenti. La trasparenza sulle restrizioni adottate da ognuno finora è stata fondamentale per sapere qual è la diffusione delle varianti e lo stesso principio sarà fondamentale anche in futuro, per tenere sotto controllo la diffusione del virus, anche dopo le vaccinazioni”. Sono sempre di più i paesi che stanno prendendo in considerazione l’uso di un simile documento per rilanciare il settore dei viaggi e riaprire le attività economiche. Tuttavia gli scienziati mettono in guardia da una simile scelta a causa della mancanza di prove certe sulla capacità del vaccino di fermare l’infezione, mentre le associazioni per i diritti civili sottolineano che approfondirebbe le disuguaglianze tra chi ha accesso e chi non ha accesso al vaccino.
  • Da 15 febbraio tutti i cittadini o residenti del Regno Unito che rientrano dai 33 paesi ad alto rischio (l’unico europeo è il Portogallo) trascorreranno a proprie spese dieci giorni di quarantena negli hotel indicati dal governo. La regola si applica alle persone che tornano in Scozia da qualsiasi destinazione.
  • Negli Stati Uniti la direttrice dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie, Rochelle Walensky, ha dichiarato il 14 febbraio che è assolutamente prematuro togliere l’obbligo dell’uso della mascherina, spiegando che i casi giornalieri sono ancora il doppio di quelli registrati l’estate scorsa, nonostante la recente diminuzione sotto i centomila al giorno.
  • Il Brasile ha confermato la presenza di due casi positivi alla variante “inglese” dopo il sequenziamento di tamponi effettuati il 31 dicembre. Il dipartimento sanitario dello stato non ha specificato se si tratta dei primi casi di questa variante trovati in Brasile.
  • La Malaysia ha registrato 2.176 nuovi casi, raggiungendo il totale di 266.445. Ci sono stati dieci nuovi decessi, che salgono così a 975.
  • La Cina ha registrato nove nuovi contagi il 14 febbraio, due in più del giorno prima. Si tratta di otto persone provenienti dall’estero e di un caso locale nella provincia dello Hubei, vicino a Pechino, ha dichiarato la commissione nazionale per la sanità. Finora il paese ha registrato 89.772 casi confermati e 4.636 decessi.
  • Due diversi studi sui farmaci per curare e prevenire il covid-19, non ancora sottoposti a revisione paritaria, forniscono dati incoraggianti sull’efficacia del farmaco antinfiammatorio tocilizumab (già in uso per curare l’artrite reumatoide e altre malattie autoimmuni, e monitorato all’interno della piattaforma britannica Recovery creata per controllare l’efficacia delle diverse terapie contro il covid-19) e dell’antivirale chiamato Eidd-2801. Quest’ultimo è in fase di sperimentazione su cavie con tessuto polmonare umano nei laboratori statunitensi della scuola di medicina e della scuola Gilling di salute pubblica globale dell’università del North Carolina.

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