10 ottobre 2017 13:30

Tra notizie false e discorsi d’odio, ormai è fin troppo facile preoccuparsi di quanto succede in rete. E temo che anch’io a breve tornerò a offrirvi qualche ulteriore elemento di preoccupazione.

Non dobbiamo mai dimenticare, però, che in rete c’è anche un’infinità di cose divertenti, interessanti, utili. E che, a saper cercare, si trovano anche informazioni di qualità e molte opportunità di imparare qualcosa.

Tante persone, compresa la sottoscritta, sono innamorate delle Ted conference. Sono esempi di divulgazione ben fatta (cioè semplice, sintetica, impattante e, di norma, accurata) sui temi più diversi. Ma ormai da qualche anno ci sono anche tanti siti che offrono ottimi contenuti educativi.

Le uova dello zar e i buchi bianchi
Un articolo di Lifehack ne elenca 25. Il titolo dell’articolo dice letteralmente “25 killer sites for free online education”, ma non si tratta certo di “siti assassini”. Il termine “killer” rimanda al gergo dell’informatica, e in questo caso sta per eccellente, di successo.

Molti di questi siti fanno capo a università statunitensi, da Stanford al Massachusetts institute of technology: offrono i Mooc (Massive online open courses), sono progettati per l’educazione permanente e rilasciano anche un certificato di frequenza (Wired vi spiega come funzionano).

Altri siti, come Kahn academy, che contiene migliaia di video di pochi minuti ciascuno (anche in italiano) su diverse discipline, chiedono un impegno minore in termini di tempo, e offrono comunque contenuti di qualità, e di altissima fruibilità.

Anche in Italia ci sono proposte interessanti sotto il profilo educativo.

Due esempi per tutti: il primo è il magnifico blog Didatticarte, a cura di Emanuela Pulvirenti. Contiene, oltre a un sintetico ma efficace corso di storia dell’arte, una quantità di articoli sfiziosi su pittori, colori, dipinti, stili e molto altro.

Per esempio, guardate questo articolo, intitolato “Rompete le righe!”. Oppure quest’altro, dedicato alle uova nell’arte, da Lucien Freud ai vasi greci, da Piero della Francesca a Fabergé (le foto delle uova prodotte per gli zar russi sono una gioia per gli occhi).

Il secondo esempio riguarda un campo del tutto diverso. È Scienza per tutti, (be’, devo dirlo: per “quasi” tutti) ed è a cura all’Istituto nazionale di fisica nucleare. Ospita, tra le altre cose, una serie di percorsi divulgativi (per esempio, questa breve storia del vuoto) e le risposte degli esperti alle domande più bizzarre. Per esempio: esistono i buchi bianchi? (In teoria, sì).

Sono abbastanza convinta (ma le Ted conference e Kahn academy lo dimostrano) che video ben fatti siano un ottimo modo non solo per insegnare qualcosa in rete, ma anche per invogliare la gente a impararlo, quel qualcosa.

Ed eccovi, in video, un altro ottimo esempio italiano. È realizzato da un giovane matematico e un giovane fisico che si occupano con leggerezza e precisione di argomenti troppo poco trattati, come l’educazione finanziaria.

Per inciso: l’Italia è ultima in Europa per educazione finanziaria. L’ha ripetuto ancora pochi mesi fa il governatore della Banca d’Italia. Ehi, l’educazione finanziaria non è una cosa astratta, noiosa e irrilevante! È alla base delle scelte economiche che facciamo ogni giorno.

Il video parla di come valutare la convenienza di un prezzo, sfuggendo all’effetto ancoraggio, uno dei bias cognitivi più potenti e insidiosi, ampiamente usato da chiunque voglia vendervi qualcosa convincendovi che state per fare l’affarone della vostra vita, guardate qua.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

E a questo punto faccio una breve digressione: lo humour non contrasta con l’apprendimento, e imparare può non essere un’attività triste e noiosa (anzi: non dovrebbe proprio esserlo, specialmente in rete, ma non solo in rete). Lo humour diminuisce l’ansia e lo stress di chi impara, ne aumenta l’autostima, l’attenzione, la creatività, la capacità di apprendere e di ricordare, e ne migliora le prestazioni.

E dai, aiuta anche chi insegna a provarci più gusto, cosa che male non fa.

La forma non è una componente accessoria e irrilevante del contenuto

Dunque. Se la spiegazione dell’effetto ancoraggio vi è risultata chiara e se vi siete anche divertiti, vi ricorderete più facilmente di questa curiosa trappola cognitiva e ne sarete meno dipendenti. Un risultato niente male.

Tutto questo vi dice un’altra cosa importante, che ha a che fare con la comunicazione in generale, e che non andrebbe mai dimenticata quando la comunicazione si propone fini educativi: la forma non è una componente accessoria e irrilevante del contenuto.

La forma è parte integrante del contenuto. Ed è cruciale in termini di fruizione. Un contenuto che non si fa capire dal suo pubblico perché la forma è inadeguata si traduce in puro rumore. E un contenuto che annoia il suo pubblico perché la forma è sciatta è, diciamolo, un fallimento.

Decine di cuochi televisivi ci hanno ormai convinti che impiattare bene è tanto importante quanto cucinare bene. Appunto: anche l’informazione va impiattata bene, sempre, e specialmente quando l’obiettivo è aiutare o convincere qualcuno a imparare qualcosa. Un’impresa più difficile che aiutare o convincere un ragazzino ad affrontare un piatto di broccoli.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it