12 dicembre 2022 16:22

Per la prima volta una squadra africana e araba arriva alla semifinale dei mondiali di calcio: la vittoria del Marocco sul Portogallo è stata festeggiata da Rabat a Ramallah, da Khartoum a Parigi a Madrid o a Doha con un’espressione di unità raramente vista nel mondo arabo e nella sua diaspora.

Il fumettista giordano Naser Jafari l’ha riassunta in un disegno:

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Farah umm, Farah umma”, scrive Jafari: la gioia di una madre, la gioia di una comunità. Il concetto di umma è difficilmente traducibile, letteralmente vuol dire “matria”, una “patria” femminile, e si riferisce storicamente all’intera comunità di credenti e, per estensione, all’intero mondo arabo.

Il disegno si ispira al video, diventato virale, di Sofiane Boufal, il calciatore nato e vissuto in Francia che nel 2016 ha deciso di giocare per il Marocco, il paese della madre. Dopo la vittoria contro il Portogallo Boufal ha portato la mamma a ballare con lui sul campo: immigrata in Francia trent’anni fa, abbandonata dal marito quando Sofiane aveva tre anni, ha cresciuto quattro figli da sola lavorando come donna delle pulizie.

Un altro calciatore marocchino, Achraf Hakimi, ha pubblicato su Instagram l’immagine di un bacio alla madre, accompagnato dal commento “Ti amo mamma”, ottenendo tre milioni di like: come Boufal, Hakimi non è nato in Marocco ma a Madrid, da un padre venditore ambulante e da una mamma donna delle pulizie.

Per alcune, come la madre dell’allenatore Walid Regragui, Fatima, il viaggio verso Doha è stata un’opportunità mai avuta: Fatima vive in Francia da cinquant’anni e non aveva mai seguito il figlio in trasferta, spiega al canale sportivo marocchino Arriyadia. Quella di Doha è stata la prima competizione per la quale ha lasciato Parigi. “Meglio delle wags”, scrive Al Jazeera: le mamme arabe sono la “pozione magica” della squadra marocchina. E sono anche una buona occasione per rendere omaggio al coraggio e al lavoro di queste madri della diaspora.

Come giocare in casa
Gli Mdm, o Marocains du monde, come li chiamano in Marocco, sono marocchini che vivono all’estero e sono oggi più di 4,2 milioni, una delle più importanti diaspore d’Europa. Almeno 15mila di loro vivono in Qatar e diverse altre migliaia, provenienti da tutto il mondo, sono arrivati per seguire la prima Coppa del mondo ospitata da un paese arabo: la generosa politica dei visti nei confronti dei marocchini, diversamente da quanto fanno i paesi occidentali, ha contribuito a generare atmosfere da “squadra di casa” in Qatar. La forza di questa diaspora potrebbe anche spiegare la “Maroccomania”, come l’ha chiamata il settimanale di Rabat Tel Quel: “Marocchini, maghrebini, africani, arabi… Un unico ruggito comune”.

Altro segno inaspettato dell’unità araba e africana intorno alla squadra marocchina è l’onnipresenza della Palestina negli stadi del Qatar. Se i governanti arabi – il Marocco in primis – hanno firmato gli accordi di Abramo voluti da Jared Kushner per una “normalizzazione” con Israele, negli stadi e sul campo di Doha la squadra marocchina ha sempre portato con sé la bandiera palestinese.

L’artista palestinese Ezz Lulu ha creato un’animazione online in cui la “gioia araba” si mescola al sostegno alla Palestina.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Di fatto, la “Palestina, è la star inaspettata dei mondiali”, scrive il giornale The Nation ricordando che la Palestina è entrata ufficialmente nella Fifa nel 1998: “L’organo di governo mondiale del calcio è una delle prime organizzazioni internazionali ad averle offerto un riconoscimento formale”. La scrittrice palestinese Jeanine Hourani aggiunge su Al Araby che “stiamo assistendo alla nascita per le strade di Doha di un nuovo sostegno popolare alla causa palestinese attraverso la Coppa del mondo”. Il capo redattore giordano di Al Quds, Bassam Badarin, era a Ramallah per la vittoria del Marocco contro il Portogallo: “Ho visto con i miei occhi la bandiera marocchina issata in ogni posto della città, sulle auto e sulle case. Una grande festa popolare è esplosa per le strade dopo la vittoria marocchina. Uno dei sarti della città di Al Bireh mi ha detto di aver cucito più di diecimila bandiere marocchine in una settimana”. Malgrado il giornalista sia rimasto sorpreso da questa solidarietà per fratelli arabi così lontani, è stata una piacevole sorpresa: “Alla fine, guardare la Coppa del mondo e viverla a Ramallah ha offerto una grande boccata di aria fresca”.

Un’altra immagine sorprendente di solidarietà tra i popoli malgrado i conflitti tra i loro governi arriva da questo video di algerini che si congratulano attraverso una frontiera chiusa da oltre 28 anni con i vicini marocchini per una vittoria “degli arabi e di tutti i musulmani”.

Il 14 dicembre, per la semifinale, il Marocco incontrerà la Francia: nella partita il difensore marocchino Ashraf Hakimi incontrerà l’attaccante francese Kylian Mbappé, amico e partner al Paris Saint-Germain: un “incontro tra fratellastri”, titola il quotidiano francese sportivo L’Equipe, come il settimanale marocchino Tel Quel. Come sempre, è una storia di famiglia…

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it