26 marzo 2020 13:37

“Solo una crisi, reale o percepita, produce un vero cambiamento. Quando quella crisi si verifica, le azioni che vengono intraprese dipendono dalle idee che circolano in quel momento”. Comincia così, citando l’economista Milton Friedman, l’intervento di Naomi Klein su Intercept.

Friedman è stato uno dei più accaniti sostenitori del liberismo sfrenato e aveva posizioni opposte a quelle di Klein, ma su una cosa, dice lei stessa, aveva ragione: in tempi di crisi, idee che sono considerate impossibili di colpo diventano possibili. Resta da capire quali sono quelle che prevarranno.

Oggi gli Stati Uniti sembrano andare nella direzione del capitalismo del coronavirus, come lo chiama Klein. Quando l’epidemia è arrivata anche lì, la Federal reserve ha stanziato 1.500 miliardi di dollari. Ma pochi di questi dollari finiranno alle fasce più deboli della società. “Se devi andare dal medico e non sei assicurato, dovrai pagare di tasca tua. Se vuoi dar ascolto a chi dice di restare a casa e non vai al lavoro, è probabile che non avrai lo stipendio. Nel frattempo devi continuare a pagare l’affitto, le rate della carta di credito eccetera. Il risultato è che troppe persone malate saranno costrette a lavorare, favorendo la diffusione del virus”.

Il copione è simile dopo ogni shock violento (un attentato, un disastro naturale, un crollo finanziario): si sfrutta il disorientamento dell’opinione pubblica, si riducono gli spazi di democrazia e si introducono politiche economiche che favoriscono i più ricchi. Ma le crisi possono servire anche da catalizzatori di grandi trasformazioni. Come negli anni trenta, quando alla grande depressione seguì il new deal.

Oggi la battaglia è ancora aperta e la sinistra può avere un ruolo importante, dice Klein, che conclude con il seguito della citazione di Friedman: “Questa, io credo è la nostra funzione principale: sviluppare alternative alle politiche esistenti, mantenerle in vita e disponibili finché il politicamente impossibile diventa politicamente inevitabile”.

Questo articolo è uscito sul numero 1351 di Internazionale. Compra questo numero|Abbonati

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