11 novembre 2010 00:00

Salvatore Lupo, Potere criminale

A cura di Gaetano Savatteri. Laterza, 191 pagine, 12,00 euro

Solo da poco la mafia è diventata oggetto di studio per gli storici. Politici e scienziati sociali la osservano dall’ottocento, ma c’è voluto tempo perché si cominciasse a tracciarne l’evoluzione, a individuarne i cambiamenti e le permanenze, perché se ne facesse la storia insomma.

Salvatore Lupo ha contribuito a questo cambio di prospettiva pubblicando qualche anno fa una Storia della mafia (Donzelli) e poi continuando a studiarne aspetti particolari (come i rapporti con la politica e gli Stati Uniti). In questo libro-intervista riassume le sue conclusioni sottoponendo a revisione quasi ogni luogo comune su Cosa nostra.

Si scopre così che già all’indomani dell’unità d’Italia la mafia non era un fenomeno arcaico, ma moderno, e che nel corso del tempo ha continuato ad adattarsi.

Sui tempi più recenti si impara che Buscetta, il primo pentito, fornì un racconto importante ma parziale, e che se ci furono accordi tra mafiosi e servizi segreti non si trattò di una cosa così nuova. Già nella sua Storia Lupo si scagliava contro chi sostiene che in origine esisteva una mafia buona poi degenerata, e prendeva le distanze da quanti ipotizzano l’esistenza di un livello superiore capace di spiegare tutto l’agire mafioso. Qui questi princìpi si fanno suggerimenti più generali e invitano a usare la storia, non solo quella della mafia, per liberarsi da nostalgie e teorie del complotto.

Internazionale, numero 872, 12 novembre 2010

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