05 maggio 2016 17:56

In questi tempi un po’ confusi si parla molto di politica liquida e di partiti liquidi, come se tutto fosse negoziabile, sempre, compresi identità e valori. Tutto scorre. Matteo Salvini, il segretario della Lega nord, ha dato una buona dimostrazione di questo fenomeno nella sua visita, il 4 maggio, all’associazione della stampa estera di Roma. Era venuto per presentare il suo libro autobiografico Secondo Matteo (sottotitolo Follia e coraggio per cambiare il paese, Rizzoli), che, come dice lui, “ho letto” (sic!). Accanto a lui sedevano i coautori (Matteo Pandini di Libero e Rodolfo Sala di Repubblica), che, sempre secondo il personaggio principale, insieme alla casa editrice avevano fatto “la follia di buttare giù le nostre idee”. Se lo dice lui…

Senza traccia

A un certo punto un giornalista in sala – non esattamente gremita – chiede notizie sulle alleanze della Lega e domanda al suo leader se è rimasto in contatto con la gente di Casa Pound, che aveva incontrato “recentemente”. Salvini lo rimprovera sull’avverbio: “Recente”, dice, “è già una interpretazione polemica. Era un anno e mezzo fa”. E prega il giornalista di verificare se ci siano esponenti di Casa Pound nella sua lista per le amministrative di Roma. “No, eh?”. Discorso chiuso. Questa epoca fluida, a quanto pare, non lascia mai tracce di nulla. L’identità può cambiare continuamente. E visto che i tempi della dicotomia tra destra e sinistra sembrano archiviati, è diventato ancora più facile. Un anno e mezzo è un’eternità.

Sono tempi fluidi, confusi e un po’ sconcertanti

L’ identità, quindi. Di fronte ai giornalisti stranieri Salvini si lamenta che i mezzi d’informazione italiani (una stampa “per gran parte squallida e impreparata” secondo lui) lo definiscano “fascista, razzista, xenofobo” e “lepenista e populista”. Le ultime due definizioni, però, le rivendica “con orgoglio”.

Racconta anche che al parlamento europeo Marcus Pretzell, deputato del partito tedesco Alternative für Deutschland, la poco appetibile AfD, che finora non apparteneva a nessun gruppo parlamentare, ha deciso di entrare in quello di Salvini. “Stiamo crescendo”, dice. Quando una collega della televisione tedesca gli chiede se ha affinità ideologiche con la AfD risponde che ancora non la conosce bene: “Si sono aggiunti a noi solo la settimana scorsa”. Ma sapendo quel poco che ne sa, dice, gli sembra già una buona cosa.

Ecco qui. E se le nuove alleanze dovessero rivelarsi un errore, pazienza. Sono tempi fluidi, confusi e un po’ sconcertanti.

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