**1. The Soft Pack,* Answer to yourself***

Tre allegri ragazzi di San Diego, che prima si facevano chiamare The Muslims e poi (vuoi perché le provocazioni a volte ti si ritorcono contro, vuoi per semplici ragioni contabili) ribattezzati come i pacchetti morbidi. Ognuno si risponda da sé, e giù con un roccaccio primitivo dalla grazia grezza, con i riff di chitarra che si fanno largo tra la ruggine di Keith Richards, l’aria di farsi una domanda e fregarsene della risposta, la disciplina rock and roll che consiste nello sbattersene di tutto per tre minuti, staccare e riattaccare nella prossima bettola.

2. Tre allegri ragazzi morti, Puoi dirlo a tutti

Cose da fare a Pordenone quando sei punk: suonare cupo, disegnare facce cupe, suonare con addosso una maschera da faccia cupa. Poi si cresce, e salta fuori che tutta questa energia cupa non è rinnovabile. Si trovano compromessi con il reale e si prova a levarsi un po’ la maschera, a mettere il naso altrove. Sembra questa la parabola della band di Davide Toffolo. Che ora approda, con Primitivi del futuro, a una radura reggae & roots dove la rabbia trascolora nel disincanto, si perde in energia e si guadagna in prospettiva.

3. Night Skinny (feat. Op’Rot), Duorm

Termoli-Napoli-Milano-New York: come la linea di una metro molto underground. E anche come la biografia di un uomo-macchina dell’hip hop: Luca Pace alias Cee Mass alias Night Skinny. Con quest’ultimo alias firma Metropolis stepson, frullato di Fritz Lang e Dj Shadow, di Navigli e di camorre, di mitologie contemporanee e ritmi primitivi. Come in tutte le metropoli c’è il rischio di perdersi, o di perdere l’ultimo metrò. Per fortuna c’è il rap partenopeo, che aggiunge calore e insinua: “Forse non ti guardi buono attuorno”.

Internazionale, numero 836, 5 marzo 2010

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