Chung Pui-kuen, ex caporedattore di Stand News, un giornale online favorevole alla democrazia, è stato condannato il 26 settembre da un giudice di Hong Kong a ventuno mesi di prigione per “sedizione”, diventando così il primo giornalista a finire dietro le sbarre per questo reato da quando il territorio è stato restituito alla Cina, nel 1997.

La condanna di Chung Pui-kuen, 55 anni, è solo l’ultimo episodio del giro di vite contro la libertà d’espressione in corso nell’ex colonia britannica, che ha visto gran parte degli attivisti per la democrazia arrestati o costretti all’esilio.

“È un attacco diretto alla libertà di stampa”, ha affermato il consolato statunitense a Hong Kong, che ha invitato Pechino e l’esecutivo locale a “smettere d’imprigionare i giornalisti”.

Secondo Sarah Brooks, direttrice della sezione cinese dell’ong Amnesty international, “Hong Kong è ormai il regno della paura”, e l’obiettivo della sentenza odierna è, a suo avviso, “dissuadere i cittadini dal criticare le autorità”.

Patrick Lam, 36 anni, un collega di Chung, anche lui caporedattore, ha invece ottenuto una riduzione della pena perché “il ritorno in prigione potrebbe mettere a repentaglio la sua vita a causa di problemi di salute”, ha spiegato il giudice Kwok Wai-kin.

Chung e Lam erano alla guida di Stand News, un giornale online che aveva un grande seguito prima della chiusura nel dicembre 2021.

Il mese scorso il giudice Kwok li aveva riconosciuti colpevoli di “cospirazione per diffondere materiale sedizioso”.

Il 26 settembre ha affermato che i due “non svolgevano veramente un lavoro giornalistico, ma facevano parte della cosiddetta resistenza”.

“Stand News aveva 1,6 milioni di abbonati ed è quindi ragionevole pensare che i suoi articoli abbiano causato danni piuttosto gravi, anche se non è possibile quantificarli”, ha aggiunto.

Chung e Lam avevano trascorso quasi un anno dietro le sbarre prima di essere rilasciati su cauzione all’inizio del processo.

Erano stati incriminati sulla base di una legislazione risalente al periodo coloniale che puniva la sedizione con una pena detentiva massima di due anni, aumentata poi a sette nel marzo scorso con una nuova legge sulla sicurezza.

Negli ultimi anni Hong Kong ha subìto un forte calo nelle classifiche mondiali sulla libertà di stampa.