◆ L’oasi di Siwa, che si trova a cinquanta chilometri dal confine libico e a quasi seicento dal Cairo, è una delle cinque grandi oasi del deserto occidentale egiziano. L’area riceve appena dieci millimetri di pioggia all’anno, ma grazie alle sue caratteristiche geologiche ha acqua a sufficienza per sostenere l’agricoltura, il turismo e la raccolta del sale.

I primi insediamenti risalgono al sesto secolo aC, all’epoca della ventiseiesima dinastia egizia. Oggi i turisti possono visitare le rovine degli edifici dell’epoca, tra cui quelle del tempio dell’oracolo di Amon, dove Alessandro Magno fu proclamato figlio del dio Amon. I visitatori possono anche fare il bagno nei bacini salati dell’oasi.

L’immagine in alto, scattata dal satellite Landsat 9 della Nasa, mostra l’oasi in mezzo al deserto. La formazione dei laghi è stata favorita dalla presenza di una fossa tettonica che raggiunge i venti metri sotto il livello del mare. L’acqua arriva da fonti sotterranee che fanno parte di una delle falde acquifere più grandi del mondo. Le aree di colore verde scuro vicine ai laghi sono coltivazioni, principalmente di ulivi e palme da dattero. L’oasi è anche ricca di depositi di sale. La foto in basso, che è un ingrandimento, mostra le vasche di evaporazione usate per raccogliere il sale. Le acque sotterranee vicine alla superficie hanno un alto contenuto di sale e contribuiscono a farlo accumulare nel terreno, con conseguenze negative per l’agricoltura. Secondo uno studio recente, tra il 2000 e il 2011 la raccolta di olive e datteri si è ridotta rispettivamente del 46 e del 55 per cento. Alcuni ricercatori propongono quindi di realizzare un sistema di drenaggio in superficie per favorire le coltivazioni.
Lindsey Doermann (Nasa)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1516 di Internazionale, a pagina 113. Compra questo numero | Abbonati