Nel 1935 l’antropologo Ralph von Koenigswald trovò in una farmacia di Hong Kong un “dente di drago”, e scoprì che apparteneva a una scimmia gigante. In seguito furono rinvenuti altri reperti di questo animale. Il Gigantopithecus blacki è considerato la scimmia più grande mai esistita. Si stima che fosse alto tre metri e pesasse tra i 200 e i 300 chilogrammi. Una ricerca nelle grotte della Cina meridionale ha fatto luce sulle cause della sua estinzione, avvenuta tra 295mila e 215mila anni fa. Il G. blacki era erbivoro, adattato alla vita al suolo. Per circa 2,3 milioni di anni ha vissuto in un ambiente caratterizzato da foreste e zone aperte. Le analisi dei denti mostrano che si nutriva soprattutto di frutta e fibre vegetali, ma probabilmente non è sopravvissuto al cambiamento del suo ambiente. Le ricerche sui pollini mostrano che a partire da 700mila anni fa le differenze tra le stagioni si sono accentuate, mentre le foreste si sono diradate a favore delle savane. Il gigantopiteco non ha più trovato il suo cibo preferito ed è stato costretto a passare a una dieta meno nutriente. Altre specie di scimmie, più piccole, sono invece riuscite ad adattarsi e a sopravvivere. ◆

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1546 di Internazionale, a pagina 97. Compra questo numero | Abbonati