Immaginiamo di avere a casa una radio comprata prima del 1990. Immaginiamo che sia accesa e sintonizzata sulle onde corte. È notte fonda. Passiamo da un canale all’altro con la cuffia sulle orecchie. In mezzo al crepitio sentiamo le stazioni di tutto il mondo e tra esse la banda radio, che in teoria dovrebbe essere silenziosa ma in realtà non lo è. Prima si sente una serie di bip; poi una specie di ninnananna suonata da un carillon scassato. A quel punto, in modo un po’ misterioso, arriva la voce artificiale di un bambino che in tedesco elenca dei gruppi di cinque numeri: “Eins, sechs, fünf, neun, null…”, (uno, sei, cinque, nove, zero). Questa successione si ripete diverse volte, con le cifre cambiate. Poi la voce tace. Forse non lo sapevate, ma eravate sintonizzati su una number station, una stazione numerica.

Notte dopo notte, muovendosi sulle onde corte, è possibile sentire delle serie di numeri in diverse lingue (tedesco, inglese, francese, russo, cinese e così via). A volte si tratta di altri suoni, di segnali in codice morse o politonali, di serie di note casuali o rumori così strani che un ascoltatore poco esperto potrebbe confonderli con il brusio di fondo. In realtà formano dei messaggi. Ma chi li invia? A chi sono destinati? Generazioni di radioamatori si sono fatti queste domande.

Per capire questo fenomeno bisogna tornare alle sue presunte origini, negli anni cinquanta. Alcuni radioamatori, incuriositi da queste trasmissioni, si misero ad ascoltarle metodicamente. Con il passare del tempo nacque una comunità di appassionati. Nei decenni successivi nel gruppo d’iniziati un uomo s’impose come figura imprescindibile: William Thomas Godbey (1936-1996), conosciuto con lo pseudonimo di Havana Moon.

Ufficiale delle comunicazioni radio della marina statunitense, Havana Moon individuò la prima stazione numerica alla fine degli anni sessanta e si mise in testa di svelare il mistero. Affascinato da questi incontri radiofonici “del terzo tipo”, li esaminò con uno spirito da ricercatore e una sensibilità da poeta, dando vita a una serie di libri che pubblicò a sue spese. “I numeri”, scriveva Godbey, “possono essere allo stesso tempo messaggeri di avventure, di rivolte, di intrighi e di amori. I numeri sono Bogart e Bergman. Sono Cagney e Lombard. Sono lo specchio dell’anima che si eleva alle frequenze più alte. Sono il mistero assoluto”.

Alla fine degli anni settanta altri radioamatori, più giovani, captarono stazioni negli Stati Uniti e in Europa. Tra loro c’era lo statunitense Simon Mason, che a 14 anni aveva ricevuto come regalo di Natale una radio a onde corte e si era presto avventurato in questo aldilà radiofonico.

Poco tempo dopo un altro adolescente suo connazionale, Chris Smolinski, futuro ingegnere informatico, scoprì le stazioni numeriche con l’attrezzatura che aveva comprato da poco. “Ero spesso collegato alle mie ricetrasmittenti”, racconta. “Una sera del 1980 ho captato una serie di numeri. Non riuscivo a capirne la natura e lo scopo. Ho cercato informazioni tra le radio in modulazione di frequenza, ma non ho trovato nulla”.

Anche in Francia il fenomeno suscitava curiosità. Alain Charret, un ex militare di 65 anni, ricorda la sensazione che aveva provato da adolescente scoprendo “una strana serie di numeri in tedesco. Quando ho sentito per la prima volta una stazione numerica, ne ho parlato con il circolo locale di radioamatori ma anche loro non hanno saputo darmi una spiegazione”.

Un radioamatore in Cecoslovacchia, 30 maggio 1962 (Keystone-France/Gamma-Rapho/Getty)

Una figura leggendaria

Dall’altra parte dell’Atlantico gli appassionati annotavano tutto: frequenze, date, orari, numeri e così via. Seguendo l’esempio di Havana Moon, il loro maestro, si scambiavano questi dati per posta. All’epoca le stazioni erano centinaia e le serie di numeri facevano nascere ipotesi di ogni tipo. Erano i numeri estratti a una lotteria o dei bollettini meteo? Transazioni bancarie, prezzi del caffè o comunicazioni in codice tra narcotrafficanti? Nel libro del 1987 Uno dos cuatro: a guide to the number stations Havana Moon parlava anche di trasmissioni tra la Germania Est e il Sudamerica. Secondo lui i numeri, pronunciati in tedesco da una voce artificiale di donna, venivano dal Cile. Le sue indagini si concentravano su Colonia Dignidad, una setta neonazista, cosa che infittiva il mistero senza contribuire a svelarlo.

Un altro caso interessante, evocato da Simon Mason, era quello della stazione chiamata Jazz player, captata solo una volta. Si sentiva suonare un sassofono, poi una voce femminile che leggeva dei numeri in tedesco a gruppi di cinque. Un’altra stazione, Bulgarian Betty, fu sentita in Nordamerica nel 1990 sulle frequenze 4.030 e 4.882,5 kilohertz (kHz): trasmetteva numeri in russo, in polacco, in bulgaro, in serbocroato e in macedone.

A volte queste trasmissioni disturbavano le emittenti a onde corte. Nel 1991, durante la prima guerra del Golfo, un’ascoltatrice di Andorra della Bbc si lamentò dell’interferenza causata da una voce femminile che trasmetteva delle serie di numeri sovrapponendosi al radiogiornale. Incuriosita, la donna chiese alla Bbc se si trattava di spionaggio. La radio le inviò una risposta per posta con una spiegazione completamente diversa: “Cara signora, sono bollettini della neve destinati agli impianti di risalita”.

L’ipotesi più convincente

All’inizio degli anni novanta, infatti, cominciava a farsi strada un’altra ipotesi più convincente: quelle trasmissioni, captate dall’inizio della guerra fredda, forse servivano come sistemi di comunicazione tra i servizi segreti e i loro agenti all’estero. Da allora la comunità dei listener (ascoltatori) è cresciuta e con l’avvento di internet gli scambi d’informazioni si sono moltiplicati. Secret signals, il cd-rom in cui Simon Mason ha raccontato le sue ricerche, ha avuto un’ampia circolazione, così come i libri di Havana Moon. Tutti suggeriscono che le stazioni numeriche e quelle di rumori sono in realtà dedicate allo spionaggio.

Per saperne di più Havana Moon presentò varie richieste in base al Freedom of information act, la legge che permette ai cittadini statunitensi di ottenere informazioni sulle attività dello stato. Contattò i servizi segreti (Nsa, Cia) e la Federal communications commission (Fcc, l’autorità che regolamenta le telecomunicazioni) per fare una semplice domanda: “Ho captato sulle onde corte una trasmissione in spagnolo: ‘52 145 63 526 89 526’. È preceduta da una voce che ripete diverse volte in spagnolo. ‘Atención’. Potete dirmi di cosa si tratta, visto che questa stazione radio non è registrata negli Stati Uniti?”.

Molte radio non trasmettono più. Altre, inattive per anni, sono state sentite all’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina

La risposta fu: “Non sappiamo nulla di queste trasmissioni, ma dopo una ricerca dei nostri servizi, sembra che provengano da un territorio fuori della nostra competenza e non riguardano quindi gli Stati Uniti. Comunque ora ne siamo a conoscenza e consideriamo chiuso il caso”.

Curioso di conoscere l’origine esatta delle trasmissioni in spagnolo, frequenti sulla costa est degli Stati Uniti, Havana Moon percorse con la sua Chevrolet la Route one per seguire il segnale radio. Questa pista lo condusse alla base dell’aeronautica militare di Tequesta in Florida, rendendo leggendario Havana Moon nella comunità dei listener.

Anche Alain Charret, che in passato ha lavorato per l’aeronautica militare e la direzione generale della sicurezza esterna (Dgse, i servizi segreti esteri francesi), scoprì che queste trasmissioni avevano effettivamente un legame con il mondo delle spie. Era distaccato a Berlino quando gliel’hanno confermato la prima volta.

Nel corso degli anni ai ranghi dei listener si sono unite persone che avevano lavorato nei servizi segreti o in unità militari dedicate alle intercettazioni, portando altre informazioni. Grazie a questi nuovi arrivi nel 1993 due appassionati, Chris Mid­gley e Mike Gaufman, crearono l’associazione Enigma, che attirò ben presto altri appassionati.

I due esperti scrissero una control list, lista di controllo, catalogando le trasmissioni. Questo elenco è ancora un punto di riferimento per i listener di tutto il mondo. Le stazioni che trasmettono in inglese sono classificate con la lettera E, a cui viene aggiunto un numero (E01, E02…). Lo stesso vale per le lingue slave (identificate con la S) o il tedesco (G). Le altre lingue sono indicate con la lettera V. Gli esperti sono particolarmente affezionati alla stazione E10. Attribuita al Mossad, l’intelligence israeliana, è diventata famosa dopo aver inviato un messaggio in chiaro, che diceva: G.O.O.D.N.I.G.H.T. “Non posso fare a meno di pensare che quel famoso good­night fosse rivolto a noi”, spiega Chris Smolinski.

Quando le serie di numeri o di lettere sono trasmesse con l’alfabeto Morse, la lista di controllo usa la lettera M seguita da uno o più numeri. Per i segnali politonali, cioè quelli che si limitano a note musicali casuali, si usa la sigla XP. Se una trasmissione è difficile da definire, è preceduta da “unid”, unidentified, non identificata.

Oltre a questi riferimenti, alla maggior parte delle stazioni sono stati affibbiati soprannomi che fanno riferimento alle sigle all’inizio e alla fine delle trasmissioni. La V02, che trasmette delle serie di numeri in spagnolo e si sente soprattutto negli Stati Uniti, è nota come Atención. La stazione G02 è Swedish rhapsody, riferimento alla ninnananna che segnala le trasmissioni. La V20 è nota anche come The bored man, per il tono annoiato dello speaker che legge i messaggi. Ricordiamo anche Six tones station, The Lincolnshire poacher e Magnetic fields.

Nel corso degli anni novanta la lista diventò più dettagliata, spiega Smolinski: “Passammo a un sistema più strutturato compilando delle tabelle con orari e frequenze. A poco a poco siamo diventati degli esperti in questo mondo molto chiuso. Abbiamo analizzato i messaggi basandoci sulle loro strutture e abbiamo capito che uno stesso servizio o ambasciata poteva essere all’origine di varie stazioni che trasmettono in lingue diverse”.

Nello stesso periodo se ne interessò il radioamatore e discografico britannico Akin Fernandez, editore nel 1997 di un’antologia di registrazioni composta da 180 campioni sonori etichettati in base alla nomenclatura proposta da Enigma. Il cofanetto di quattro cd, The Conet project, è diventato un oggetto di culto.

Rimaneva il problema di sapere cosa dicevano i messaggi. Un compito tutt’altro che facile, soprattutto quando si basava sul principio one time pad (otp, chiave monouso): ogni messaggio, o serie di messaggi, è composto con un codice che può essere svelato solo con una chiave, che cambia di volta in volta. Lo scopo è evitare la ripetizione di numeri o lettere, facilmente individuabili e decifrabili. Senza l’otp corrispondente, è impossibile risalire al contenuto.

La stazione chiamata Jazz player fu captata solo una volta. Si sentiva suonare un sassofono, poi una voce femminile che leggeva dei numeri

Questo sistema è importante perché in alcuni processi per spionaggio negli Stati Uniti, le raccolte di chiavi otp sono state considerate delle prove. Nel 1998 l’arresto di cinque agenti cubani portò alla scoperta del più famoso caso di uso delle stazioni numeriche come mezzo di trasmissione di messaggi tra una base e i suoi agenti. Da tempo l’Fbi stava tenendo sotto controllo le Spanish ladies, cioè un gruppo di stazioni che trasmettevano in spagnolo, le stesse che Havana Moon aveva seguito qualche anno prima lungo la Route one. I cinque agenti cubani erano stati scoperti perché usavano la stessa otp per diversi messaggi. Nella loro abitazione erano stati sequestrati una radio a onde corte e dei taccuini contenenti le chiavi per decifrare il codice.

Un’altra rete di spie – composta questa volta da una decina di agenti che lavoravano per la Russia – è stata scoperta dall’Fbi nel 2010. In questo caso nei documenti parzialmente declassificati non si cita direttamente l’uso di stazioni numeriche, ma tra il materiale sequestrato ci sono radio a onde corte e taccuini pieni di otp usati dalle persone dell’organizzazione.

Il legame tra queste stazioni e il mondo dello spionaggio è stato confermato da alcune dichiarazioni di John Winston, quand’era ai vertici della Fcc negli Stati Uniti. Il 26 maggio 2000, invitato a un programma della National public radio, Winston disse: “Non vogliamo parlare di queste stazioni, sempre che esistano. Non sto ammettendo che le stazioni numeriche trasmettono dal nostro paese, anche se lei afferma il contrario. Ne conosciamo un gran numero, ma fuori del territorio statunitense”.

Anche se tantissime emittenti sono sparite dopo il crollo dell’Unione Sovietica, è ancora possibile captarne qualcuna. Ma come spiegare il ricorso a un tecnologia che può sembrare obsoleta nell’epoca delle trasmissioni digitali? Parte della risposta deriva dalla semplicità del sistema, affidabile e poco costoso. Le radio non sono forse presenti nelle case di tutto il mondo? Le onde corte assicurano una copertura di migliaia di chilometri, mentre la rete internet è tutt’altro che capillare. Ci sono zone dove è più facile captare un segnale radio che trovare una connessione, così com’è più semplice comprare o riparare una radio in mezzo al Sahara che trovare un negozio di elettronica.

L’affidabilità di questa tecnologia analogica offre una certa sicurezza agli agenti. Per incriminare una spia ci vogliono delle prove. Raramente una semplice radio è considerata una prova in un tribunale: se si è abbastanza in gamba da far sparire le chiavi otp, quel che resta è solo una vecchia radio. Per questo è utile avere taccuini di otp su carta da sigarette, facile da bruciare o, se necessario, da ingerire. Altro vantaggio di questo tipo di comunicazione: in situazioni di black out digitale globale o parziale, che sia accidentale o volontario, solo gli stati che hanno mantenuto i loro canali analogici saranno in grado di comunicare rapidamente attraverso le vecchie e fedeli radio.

Ai tempi dell’Unione Sovietica capitava che dei trasmettitori radio a onde corte fossero installati su navi spia del Kgb mascherate da pescherecci battenti bandiera di paesi scandinavi. Di recente un’indagine condotta da un gruppo di giornalisti scandinavi e trasmessa da Arte nel giugno 2023 parlava della presenza nel mar Baltico di navi commerciali russe stranamente dotate di “vecchie radio analogiche”. I giornalisti hanno rivelato che quelle imbarcazioni erano state segnalate il giorno prima dell’esplosione del gasdotto russo Nord Stream 2, il 26 settembre 2022.

Anche se molte stazioni numeriche non trasmettono più, ogni tanto ne appaiono di nuove. Altre, inattive per anni, sono state sentite di nuovo nel marzo 2022, all’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Tra queste, la Lincolnshire poacher, attribuita alla Royal air force, l’aeronautica militare britannica. Per spiegare questa rinascita, il blog specializzato Signal Monitoring, tenuto da un listener esperto che preferisce restare anonimo, ipotizza che “i russi non abbiano mai abbandonato le trasmissioni a onde corte e che, al contrario di quello che si pensa, le loro apparecchiature siano ancora ben funzionanti. Quando infatti durante i primi giorni dell’invasione abbiamo captato la Lincolnshire poacher, siamo rimasti sorpresi. I britannici non la usavano da quindici anni. Ma poco dopo abbiamo pensato che i russi, usando quello strumento obsoleto, volevano far capire agli occidentali che la guerra fredda era ricominciata”.

Dal 2020 si assiste anche a trasmissioni ibride, che mescolano l’analogico al digitale. Il 28 agosto 2020 la Corea del Nord si è rivolta ai suoi agenti con un video su YouTube. Nel suo bollettino settimanale Renseignor, Alain Charret scrive: “Il video dura 65 secondi. Da uno sfondo nero si sente una voce femminile parlare in coreano. La trasmissione comincia con la frase: ‘Cari amici, ecco cosa dovete ripassare per il corso di tecnologia dell’informazione dell’università a distanza’. Poi segue una serie di dati che sembrano fare riferimento a un libro nella forma ‘n. 23, pagina 564’. Il video termina con la frase: ‘Ecco le missioni per la squadra di esplorazione 719’”. Questo nuovo metodo di comunicazione è sorprendente per Pyongyang. Di fatto il regime ha affidato i suoi messaggi a un’azienda privata statunitense come YouTube.

Potere evocativo

Con l’arrivo del digitale le stazioni numeriche hanno invaso il campo dell’arte. Nel 2009 lo scultore e performer britannico Matt O’Dell ha esposto al Palais de Tokyo a Parigi, un centro d’arte contemporanea, l’opera Numbers station beacon (il faro delle stazioni numeriche). La scultura in legno a forma di torre era coperta di altoparlanti che diffondevano registrazioni della radio a onde corte. In quell’occasione Pascal Mouneyres, critico del sito Syntone dedicato all’arte radiofonica, si chiedeva: “Cosa c’è dietro a una voce trasmessa alla radio? Quali fantasie suscitano questi suoni ciechi? Di fronte a questi possibili racconti contemporanei, il visitatore fa i conti con una perdita di significato, con voci che parlano ma che non dicono nulla. Sarà lui a dover colmare i vuoti e a costruire i propri miti. Matt O’Dell ha fatto della sua torre un’allegoria vagamente minacciosa del potere costruttivista della radio, cioè della sua capacità di colpire l’immaginazione con molto poco”.

Alcuni musicisti della scena electropop, come gli scozzesi Boards of Canada, i londinesi Stereolab o i marsigliesi Nasser, includono nelle loro composizioni campioni sonori presi dalle trasmissioni delle stazioni numeriche. Nicolas Viegeolat, dei Nasser, si sente vicino a Matt O’Dell: “Chi ascolta i nostri brani è trasportato in un territorio in cui nulla è visibile ma tutto è presente, compresa l’autorità politica e l’ordine sociale. Una minaccia costante stimolata dall’immaginazione. Una prospettiva artistica esaltante”.

Oggetto di studio oppure ossessione, le stazioni numeriche affascinano e stimolano reazioni antiche: paura dell’ignoto, del vuoto, del silenzio. Una di queste radio è diventata oggetto di un culto speciale: la stazione russa Uvb-76, conosciuta come The buzzer. Localizzata a nordovest di Mosca, in una zona militare segreta e operativa durante la guerra fredda, dal 1982 The buzzer trasmette sui 4.625 kHz un ronzio simile a quello dei segnalatori acustici usati per la navigazione in caso di nebbia, ventiquattr’ore su ventiquattro e venticinque volte al minuto. Nessuno è riuscito a capire quale sia la sua funzione. Sono trent’anni che desta curiosità. Alcuni dj di musica techno moscoviti hanno perfino inserito queste registrazioni nelle loro serate.

Il ronzio alimenta interrogativi più o meno assurdi: sono messaggi destinati agli extraterrestri o di controllo mentale, per assoggettare la popolazione? Un’altra spiegazione sembra più fondata: la funzione del buzzer potrebbe essere simile a quello del “pedale dell’uomo morto”, un dispositivo di sicurezza usato, per esempio, sulle locomotive. Questo sistema di allarme ha il compito di assicurare al posto di controllo che il macchinista del treno sia vigile e non si sia sentito male. Per questo, a intervalli regolari, il conducente deve schiacciare un pedale.

Il buzzer sarebbe una sorta di pedale dell’uomo morto nell’Unione Sovietica, e nella Russia di oggi. S’ipotizza che, attraverso questo rumore ininterrotto, gli ufficiali dei servizi segreti, i diplomatici, le truppe di stanza all’estero abbiano la sicurezza che Mosca e la sua regione non siano state distrutte da un attacco nucleare. In trent’anni il ronzio si è fermato solo tre volte. Durante queste interruzioni, l’ultima nel giugno 2010, sono state sentite alcune voci russe e delle serie di numeri. Nel 2011 un giornalista della rivista statunitense Wired, Peter Savodnik, è entrato nell’edificio da dove trasmette The buzzer. Ha constatato che il complesso militare era abbandonato da due anni. Si è chiesto perché si sente ancora il rumore e da dove sia emesso.

Due misteri in più che alla fine dell’articolo Savodnik riassume in un’altra domanda: “E chi dà ancora da mangiare al cane rimasto lì?”. ◆ adr

Da sapere
Una tecnologia sempre utile

◆ La radio a onde corte ha preceduto la radio analogica a modulazione di ampiezza (am), che usa onde a bassa frequenza per trasmettere messaggi audio. La radio a onde corte è molto più semplice della televisione o dei servizi di telecomunicazione digitali: i ricevitori sono facilmente disponibili (e possono essere costruiti con pezzi di vecchi apparecchi elettronici) e le onde si propagano per lunghe distanze, percorrendo migliaia di chilometri, invece di decine di chilometri. I ricevitori radio a onde corte sono efficienti anche dal punto di vista energetico: possono funzionare per giorni con delle semplici batterie. Alcuni vanno con l’energia eolica o quella solare. The Conversation, Internazionale


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Questo articolo è uscito sul numero 1546 di Internazionale, a pagina 56. Compra questo numero | Abbonati