Poeta, comunista, armeno e partigiano, Missak Manouchian è stato tumulato nel Panthéon di Parigi il 21 febbraio, insieme alla moglie Mélinée. Il giorno precedente si era tenuta una veglia a Mont Valérien, alle porte della capitale, “dove fu fucilato insieme ad altri 21 partigiani del suo gruppo. Tutti i loro nomi saranno ora incisi nella cripta del Panthéon. Appartenevano all’unità della resistenza Francs-tireurs et partisans – Main-d’œuvre immigrée, composta in gran parte da stranieri, rifugiati e immigrati. Manouchian si era unito a loro nel febbraio 1943, prima di diventarne il capo militare. Furono tutti arrestati nel novembre 1943, al termine di una sorveglianza durata tre mesi da parte dei servizi segreti” del governo collaborazionista, ricorda La Croix. Con questa decisione, il presidente Emmanuel Macron ha voluto sottolineare che “la Francia è universalismo, apertura e accoglienza”, provando a far dimenticare le polemiche che hanno accompagnato la nuova e restrittiva legge sull’immigrazione. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1551 di Internazionale, a pagina 20. Compra questo numero | Abbonati