“Troppo poco e troppo tardi”: secondo Science, è così che molti ricercatori giudicano le misure adottate dal dipartimento dell’agricoltura statunitense per contrastare la diffusione dell’influenza aviaria H5n1 negli allevamenti di bovini. I limiti al trasporto di animali rischiano di essere inutili dato che il virus è già stato individuato in almeno nove stati, e i controlli sembrano ancora insufficienti. Il virus, del ceppo 2.3.4.4b, circola da mesi negli uccelli e nei mammiferi selvatici, e potrebbe aver cominciato a diffondersi negli Stati Uniti nell’autunno 2023. La sua presenza negli allevamenti di bovini mette a rischio la produzione di latte. La pastorizzazione può eliminare il virus e garantire la sicurezza, mentre le persone che consumano latte crudo potrebbero essere a rischio. La diffusione dell’influenza aviaria ha richiamato l’attenzione delle autorità sanitarie perché si teme che il virus possa essere trasmesso anche ai maiali, nei quali potrebbe subire nuove mutazioni e diventare pericoloso anche per gli esseri umani. ◆

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1562 di Internazionale, a pagina 105. Compra questo numero | Abbonati