Quando nel 2017 i dettagli sui presunti crimini di guerra compiuti da Ben Roberts-Smith hanno cominciato a circolare sui mezzi d’informazione australiani, per molti l’idea che il soldato più decorato del paese, a cui era stata dedicata perfino una mostra all’Australian war memorial, potesse essere colpevole era semplicemente assurda. Dopo gli articoli usciti su The Age, The Sunday Morning Herald e The Canberra Times, Roberts-Smith ha fatto causa ai quotidiani per diffamazione. Ma il 1 giugno è uscito con la reputazione a pezzi dal processo che si è tenuto a Sydney. L’ex caporale delle forze speciali, si legge nella sentenza, è stato “complice e responsabile di omicidio”. “L’immagine pubblica di Roberts-Smith corrisponde a quella, molto radicata, dell’eroe australiano discreto e al mito del gigante gentile”, commenta Kit Messham-Muir, esperto di arte e cultura visiva della guerra e del conflitto alla Curtin university di Perth. “Dice molto della mascolinità cameratesca australiana e del concetto di ‘pugno di ferro e guanto di velluto’. Roberts-Smith era il volto del soldato australiano immune a qualsiasi rimprovero”.

Gli australiani venerano da tempo l’esercito e i suoi eroi. L’Anzac day è una delle feste nazionali più importanti (Anzac sta per Australian and New Zeland army corps, “Corpi armati di Australia e Nuova Zelanda”). Originariamente ricordava il tentativo fallito di conquistare la penisola di Gallipoli, in Turchia, il 25 aprile 1915, durante la prima guerra mondiale, un’impresa che provocò la morte di migliaia di soldati australiani e neozelandesi. Oggi però la giornata celebra i veterani di guerra e i caduti e si fonda sul concetto di sacrificio eroico in nome di un bene superiore.

Secondo Messham-Muir, negli ultimi anni l’Anzac day è diventato più popolare. L’idea di onorare gli eroi di guerra è tornata in auge con John Howard, primo ministro tra il 1996 e il 2007, che incoraggiava il rispetto nei confronti dell’esercito presentandolo come una nuova forma di patriottismo. Da primo ministro Howard inviò truppe australiane in Iraq e in Afghanistan, perciò il suo interesse a legare l’identità nazionale a imprese militari all’estero aveva anche delle finalità politiche.

Il rapporto Breton

Il caso Roberts-Smith ha polarizzato l’Australia, sollevando domande su come l’identità nazionale del paese sia associata alle sue forze armate. “La causa per diffamazione di Roberts-Smith è l’ultimo episodio, e il più sconvolgente, in una serie ininterrotta di accuse contro i militari australiani, ritenuti colpevoli di crimini di guerra in Afghanistan”, dice Dean Aszkielowicz, docente all’Asia research centre della Murdoch university di Perth. “I dettagli di queste accuse sono emersi per la prima volta sulla stampa e in un’inchiesta commissionata dall’ispettore generale delle forze di difesa australiane, i cui risultati sono scritti nel cosiddetto ‘rapporto Breton’. Le informazioni del caso di Roberts-Smith e del rapporto Breton su presunte azioni compiute da soldati australiani hanno macchiato indelebilmente la reputazione delle forze armate”.

Il rapporto Breton, pubblicato in una forma molto censurata nel 2020 dopo un’indagine durata quattro anni, ha sconvolto l’opinione pubblica australiana e ha svelato omicidi illegittimi, orribili riti d’iniziazione e coperture messe in piedi dall’esercito australiano in Afghanistan tra il 2005 e il 2016. I presunti crimini di guerra sono ora al vaglio dell’ufficio dell’investigatore speciale, che a marzo ha accusato un ex soldato delle forze speciali di un omicidio avvenuto in Afghanistan. È la prima volta che un militare è imputato per un crimine di guerra.

La causa per diffamazione di Roberts-Smith riguarda quattro omicidi compiuti in Afghanistan. Due furono commessi nel 2009 in una struttura nota con il nome di Whiskey 108, dove due abitanti del posto sono stati ritrovati morti rannicchiati in un tunnel. Secondo quanto riferito in tribunale, dopo che gli uomini, disarmati, si erano arresi Roberts-Smith aveva ordinato a un soldato di sparare a uno di loro e di gettare per terra l’altro, che aveva una protesi a una gamba, per poi sparargli con un’arma automatica. Pare che la protesi sia stata rimossa e presa da un altro soldato come souvenir, e in seguito usata come contenitore per bevande al Fat ladies’ arms, un bar nella base delle forze speciali australiane.

Roberts-Smith è stato inoltre accusato di aver preso a calci un afgano di nome Ali Jan, che era disarmato e ammanettato, e di averlo spinto nel letto prosciugato di un fiume vicino al villaggio di Darwan. Dopo aver scoperto che l’uomo era ancora vivo, Roberts-Smith avrebbe ordinato a un ufficiale di grado inferiore di sparargli.

Storia immacolata

“Per molti australiani l’esercito e la storia militare del paese hanno un ruolo significativo nella costruzione dell’identità nazionale”, dice Aszkielowicz. La caduta di Roberts-Smith è stata tanto più drammatica considerate le lodi che aveva ricevuto e la stima di cui godeva. Dopo l’annuncio della sentenza sulla causa per diffamazione, il partito dei Verdi ha chiesto la rimozione dall’Australian war memorial dell’uniforme di Roberts-Smith, e i dipinti che ritraggono il soldato– in uno dei quali, intitolato Pistol grip, è ritratto in posa da combattimento – sono finiti al centro di un acceso dibattito sull’opportunità o meno di continuare a esporli.

Secondo Messham-Muir, anche se i quadri fossero momentaneamente rimossi, sarebbe importante che restassero visibili: “Sono la base di un dibattito sulle rappresentazioni del nostro esercito nell’arte contemporanea e sul modo in cui le istituzioni ci danno conto del loro operato all’estero”, afferma. “Ci dicono cose molto interessanti su come creiamo gli eroi e come ci comportiamo mentre continuiamo a ripetere le loro storie”. ◆ gim

Da sapere
La sentenza

◆ Il giudice della corte federale Anthony Besanko ha respinto la causa per diffamazione intentata contro tre quotidiani australiani dal soldato delle forze speciali Ben Roberts-Smith. Il militare, ha spiegato il giudice, ha mentito per coprire la propria condotta e ha minacciato i testimoni. Inoltre è “sostanzialmente vero” che Roberts-Smith ha ucciso prigionieri disarmati e civili mentre era in servizio in Afghanistan, come scritto dai quotidiani citati in giudizio. Bbc


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Questo articolo è uscito sul numero 1516 di Internazionale, a pagina 43. Compra questo numero | Abbonati