Cultura Suoni
Exit simulation
Niecy Blues (dr)

Il disco d’esordio di Niecy Blues comincia come una ninna nanna. Un basso maestoso apre il brano 1111 e lascia il posto alla cantante, che sembra arrivare da lontano. La sua voce si armonizza e poi si frantuma, precipitando prima di fondersi attorno a un bordone sfocato del sintetizzatore. È come accendere una candela dentro una stanza buia. L’artista di Charleston, nel South Carolina, è cresciuta in una famiglia religiosa nelle zone rurali dell’Oklahoma e s’identifica come persona non binaria. Come racconta, la sua prima esperienza con la musica ambient è stata in chiesa. Ha lasciato l’Oklahoma per la South Carolina e ha studiato teatro alla Anderson university, un piccolo college cristiano. Exit simulation crea tensione per trasformare gli elementi minimalisti in un insieme estasiante. Le canzoni sono più facilmente classificabili come rnb, ma la musica si estende in territori molto più remoti. La batteria pesante e le sensuali linee di basso di U care e Violently rooted fanno pensare al trip-hop. Mary Lattimore presta la sua arpa celestiale alla fluttuante Exits e Soma recluta un’intera band per realizzare un arrangiamento jazz psichedelico. La splendida voce di Niecy Blues è il fulcro di queste composizioni e la vera fonte della potenza del disco. Analysis paralysis, la canzone più pop e anche la migliore dell’album, ondeggia languidamente come una leggera brezza. Nonostante la natura sperimentale e i continui cambi di genere, Exit simulation risulta immediato e coinvolgente. È un invito a viaggiare in spazi che non sapevi esistessero, e a lasciare che ti cambino.
Dash Lewis, Resident Advisor

HeadSpace
H31R (Kenyatta Meadows)

Se molti ricercano un genere predefinito in cui rifugiarsi, le H31R (che si pronuncia heir) fanno l’opposto; proprio come nel loro singolo Backwards, sembrano muoversi a ritroso. Il secondo disco di questo duo newyorchese non teme affatto le rapide mutazioni della cultura popolare, anzi le usano come veicolo per mettere in discussione alcune delle idee convenzionali sul mondo in cui viviamo. Ogni canzone non dura più di due minuti e mezzo ed è contrassegnata da motivi elettronici e orecchiabili, perfetti per TikTok, ma non hanno la volatilità tipica dei pezzi pensati per fare successo sui social network. Anzi, qui di roba da digerire ce n’è tanta. La producer JWords e la cantante e rapper maassai vogliono costruire una sintesi tra hip hop e club music. Con HeadSpace aprono una nuova fase del loro percorso, in cui riescono a comporre un ritratto sconcertante e brillante del nostro cervello nell’era digitale.
Leo Lawton, Loud and Quiet

J.S. Bach: opera per organo

Se avevate perso queste registrazioni, effettuate negli anni novanta, ora le trovate tutte in un cofanetto di 16 cd. Ton Koop-man non è l’interprete di Johann Sebastian Bach preferito da tutti, ma ha sicuramente un punto di vista forte (che spiega in modo molto succinto e chiaro nelle note). Le sue scelte di tempo a volte possono sembrare strane – molti dei preludi corali sono di una velocità che può essere un po’ inquietante –ma sono anche più emozionanti di quelle di altri interpreti più tradizionali. Ed è molto bello avere i preludi affiancati dalle corali cantate (dall’ottimo Amsterdam baroque choir). Uno dei punti di forza di questo set, in cui Koopman afferma di eseguire “tutte le opere attribuite a Ba-ch, compresi i pezzi dubbi”, è l’uso di vari organi scelti con cura: il Silbermann di Freiberg, lo Schnit-ger della St. Jacobikirche di Amburgo e altri strumenti d’epoca nei Paesi Bassi e in Germania. Non importa quali problemi possiate avere con alcune delle scelte stilistiche, il suono di questi meravigliosi strumenti è indiscutibile. E già con la traccia d’apertura del primo disco, la monumentale Fantasia e fuga in sol minore bwv 542 , ci si rende conto che stiamo partendo per un viaggio esaltante.
David Vernier, ClassicsToday

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1544 - 5 gennaio 2024

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