Editoriali

Assange dev’essere rilasciato

Il processo per l’estradizione di Julian Assange è ormai vergognoso. Certo, è positivo che Assange possa ricorrere in appello nel Regno Unito contro l’estradizione negli Stati Uniti. Ma la decisione presa da un tribunale di Londra il 26 marzo non è un motivo per festeggiare. Da cinque anni Assange è in un carcere di massima sicurezza di Londra e all’orizzonte non c’è l’ipotesi di un rilascio. Anche se il tribunale britannico ha posto delle condizioni precise per la sua estradizione, non l’ha esclusa in linea di principio. Per questo è importante ricordare che Assange rischia pene pesantissime perché ha diffuso informazioni che altri volevano tenere segrete. È quello che un giornalista o una giornalista dovrebbe fare, soprattutto se quelle informazioni documentano ripetute violazioni dei diritti umani.

Se la soldata statunitense Chelsea Manning non avesse violato le regole passando una montagna di documenti digitali a WikiLeaks e se WikiLeaks non li avesse pubblicati, nessuno avrebbe conosciuto i crimini commessi dagli Stati Uniti in Iraq e in Afghanistan. Se Assange sarà condannato, il giornalismo investigativo e la protezione delle fonti saranno a rischio. È questo effetto deterrente che si vuole ottenere. Ma è in piena contraddizione con la libertà di stampa, fondamentale per un ordine internazionale regolato che l’occidente dice di voler difendere.

Assange ha forse avuto opinioni politiche discutibili e ambizioni personali quando, nel 2016, pubblicò dati hackerati dalla Russia sulla campagna elettorale di Hillary Clinton, contribuendo in qualche modo alla vittoria di Donald Trump. Ma in ogni caso un processo di estradizione come questo non dovrebbe avere luogo in una società democratica.

Il presidente statunitense Joe Biden potrebbe mettere fine alla persecuzione contro Assange con una semplice firma, così come Barack Obama si espresse a favore della grazia per Chelsea Manning. Sarebbe, da un lato, un gesto umanitario e dall’altro un segnale di intelligenza politica. Perché ogni giorno in più che Assange, molto malato, passa in carcere, l’occidente perde credibilità. Se l’occidente vuole dimostrare di essere migliore, Assange dev’essere subito rilasciato. ◆ nv

Giganti tecnologici meno potenti

Finalmente l’epoca in cui le grandi aziende tecnologiche potevano contare su un’ampia tolleranza e una scarsa regolamentazione sta finendo. Le indagini su Apple, Alphabet e Meta annunciate il 25 marzo dall’Unione europea sono solo l’ultimo segnale di questo cambiamento. Il 4 marzo l’Unione ha imposto alla Apple una multa da 1,8 miliardi di euro per aver soffocato la concorrenza nello streaming musicale attraverso il controllo delle app rivali nell’Apple store. Il 21 marzo gli Stati Uniti hanno aperto una causa antitrust perché la Apple avrebbe ostacolato il passaggio dagli iPhone ai telefoni delle altre aziende, limitandone i servizi e le applicazioni (la Apple sostiene che questo controllo garantisce a chi ha un iPhone servizi migliori e più sicurezza).

Infine il 25 marzo è stata annunciata un’indagine sulla conformità di Apple, Google e Meta al nuovo regolamento europeo per i “mercati equi e contendibili nel settore digitale”, il Digital markets act. Da tempo l’Unione è all’avanguardia nella battaglia per arginare lo strapotere dei colossi tecnologici, soprattutto nel campo della protezione dei dati e del diritto alla privacy.

L’ultimo affondo di Bruxelles prende di mira le pratiche ostruzionistiche di queste aziende e vuole verificare se hanno garantito un’adeguata libertà di scelta agli utenti e alle imprese. Le possibili sanzioni sono pesanti. L’indagine dovrebbe durare circa un anno.

In passato l’Unione europea e gli Stati Uniti hanno sprecato diverse occasioni per contrastare i monopoli della tecnologia. Ora l’Europa ha limitato sensibilmente la possibilità che le aziende tecnologiche agiscano impunemente e senza controllo, diventando di fatto il leader globale nella regolamentazione del settore. Ma anche gli Stati Uniti hanno straordinari strumenti normativi e di recente hanno mostrato la volontà di usarli e rafforzarli. ◆ as

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1556 - 29 marzo 2024
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