Dopo che l’agenzia di marketing digitale Trio Media ha adottato in via definitiva la settimana corta, la sua amministratrice delegata Claire Daniels ha notato una flessione nell’impegno dei dipendenti. “Questo mi ha fatto capire che dovevamo concentrarci sulla produttività”, dice.

La sua azienda è tra le 61 che nel 2022 hanno partecipato alla sperimentazione della settimana di quattro giorni nel Regno Unito. Gary Conroy, amministratore delegato e fondatore della 5 Squirrels, un’azienda di prodotti per la cura della pelle, è d’accordo. “La disciplina è indispensabile. Prima o poi tutti hanno un calo, e di conseguenza anche la produttività ne risente”, osserva. Sono alcuni dei problemi affrontati dai datori di lavoro nella gestione della settimana corta. La sperimentazione nel Regno Unito è durata sei mesi: a parità di salario, i dipendenti hanno accettato di svolgere lo stesso carico di lavoro nell’80 per cento del tempo. Un rapporto pubblicato il 14 febbraio dal centro studi Autonomy, che si batte per la settimana corta, e da un gruppo di ricercatori del Boston college e delle università di Cambridge e Salford, ha valutato il progetto. Dallo studio emerge che 57 delle 61 aziende hanno continuato con l’orario flessibile, mentre cinque sono tornate alla settimana da cinque giorni. Due non hanno risposto.

Tutti i dirigenti hanno riferito di alcuni effetti positivi. L’82 per cento ha parlato di un maggiore benessere. Poco meno della metà – il 46 per cento – ha osservato “un cambiamento positivo in termini di modalità di lavoro e produttività, che ha permesso di mantenere o aumentare le prestazioni complessive”. I dipendenti che hanno continuato ad avere la settimana corta hanno affermato che, sebbene in calo, il livello di soddisfazione per il lavoro era comunque più alto rispetto alla settimana di cinque giorni.

Riguardo alle ore di lavoro, secondo i dati forniti da 28 aziende la loro settimana tipo era diventata di 31,6 ore, con una riduzione media di 6,6 ore rispetto al periodo precedente alla sperimentazione. Alcune applicano un giorno libero uguale per tutti, di solito il venerdì, altre hanno permesso ai gruppi di lavoro di decidere in autonomia, e il 7 per cento ha optato per una settimana di quattro giorni e mezzo.

In alcuni casi i dipendenti devono essere pronti ad adeguarsi ai carichi di lavoro. L’azienda di servizi finanziari Stellar Asset Management, per esempio, chiede di lavorare anche nei giorni liberi – chiamati “giorni flessibili” – se necessario. La direttrice generale Daryl Hine ha dichiarato che “la cosa più importante da imparare è l’importanza della flessibilità del personale, il modo in cui affrontiamo i picchi di lavoro e le questioni urgenti. Non siamo un’impresa di grandi dimensioni. Quando avevamo una persona in meno o una scadenza importante, il personale non si è tirato indietro”. Rispondere alle email o partecipare a una riunione di un’ora su Zoom significava “fare un salto” al lavoro invece d’impegnarsi per un’intera giornata.

Altre aziende variano gli orari in base al periodo dell’anno. Per esempio, il personale del negozio di fish and chips Platten’s lavora fino a quaranta ore alla settimana nei periodi di punta, compensate da settimane di 24 ore nei periodi più tranquilli.

I limiti

Secondo Michael Sanders, docente di politiche pubbliche al King’s college di Londra, è difficile trarre conclusioni generali dallo studio. “Si basa su un gruppo di aziende e di dipendenti che a loro volta si autoselezionano. Non c’è alcun tentativo d’individuare dei dati controfattuali, cioè chiedersi come sarebbero andate le cose altrimenti”. Gemma Dale, consulente e docente presso la Liverpool business school, è scettica sulla possibilità di replicare le esperienze delle aziende coinvolte: più di tre quarti aveva meno di cinquanta dipendenti, mentre solo il 7 per cento ne aveva più di duecento. Un rapporto del 2022 del Chartered institute of personnel and development, un’associazione che si occupa di gestione delle risorse umane, ha rilevato che solo l’1 per cento delle aziende britanniche prevedeva di ridurre l’orario di lavoro a parità di salario. Dale ha sottolineato la difficoltà di misurare la produttività nel lavoro d’ufficio. “Alcune aziende di servizi professionali contano le ore, ma molte non possono misurare la produttività”. Dale ha inoltre osservato che la settimana di quattro giorni è in realtà poco flessibile, perché “ci fa pensare ancora al lavoro in modo antiquato, mantenendo l’attenzione sul tempo lavorato invece che sulla sua qualità. Insomma, congeliamo lo status quo”.

Un altro problema riguarda l’intensità del lavoro. Il rapporto sostiene che è aumentata durante la sperimentazione ma è diminuita un anno dopo. Certo, sostiene Hine, “si potrebbe obiettare che il lavoro è più intenso, con meno tempo per prendere un caffè. Ma in cambio si ha un giorno libero in più”. La spinta verso una maggiore efficienza, però, ha indotto alcuni dipendenti a lasciare la 5 Squirrels. “A loro piace la socialità sul posto di lavoro”, ha detto Conroy. “Preferiscono stare in ufficio più a lungo e fare pause pranzo più lunghe. Sentono la mancanza delle chiacchierate”.

Il dirigente ha insistito sul fatto che il grosso del risparmio di tempo si ottiene lavorando in modo più intelligente. “Si mettono in discussione i processi e si escogitano nuove soluzioni usando più tecnologia. Chi si occupa di vendite e marketing fa ricorso all’intelligenza artificiale, che torna utile anche nella redazione dei verbali”.

Da Platten’s il cambiamento ha comportato una crescita dei costi, perché l’azienda ha aumentato il personale del 20 per cento per compensare la riduzione dell’orario di lavoro. “Quest’anno i nostri profitti sono diminuiti, ma abbiamo un’ottima squadra e vogliamo investire su di loro”, ha dichiarato il direttore commerciale Berni Bracken. “Se il personale è più felice, è più produttivo. È sbagliato dire che non costa. Assumere ha un costo”.

Il passaggio alla settimana di quattro giorni non è per chi non ama le sfide. Alla Hutch, un’azienda di giochi d’azzardo, si scherza sul fatto che ci sono volute settimane di sei giorni per prepararsi a una settimana di quattro. Come dice Claire Daniels, “vorresti che qualcuno ti prendesse per mano e ti dicesse ‘si fa così’. Ma non è così. Devi capire cos’è giusto per te e per i tuoi collaboratori”. ◆ gim

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1552 di Internazionale, a pagina 100. Compra questo numero | Abbonati