Nel novembre 2023 la Corea del Nord ha deciso di chiudere le sue missioni diplomatiche in Angola, Hong Kong, Nepal, Spagna, Uganda, Repubblica Democratica del Congo, Bangladesh, Senegal e Guinea. È probabilmente il sintomo delle enormi difficoltà economiche dovute alle sanzioni internazionali e ai postumi della pandemia. Dietro la decisione potrebbe esserci anche un’imminente crisi alimentare: per un paese che dà la priorità alle spese militari e ai beni di lusso delle sue élite, una carestia inciderebbe ulteriormente su risorse già limitate.

Il 3 novembre un portavoce del ministero degli esteri ha annunciato operazioni per “ritirare e istituire missioni diplomatiche in conformità con l’evoluzione del contesto globale e della politica estera nazionale”. In realtà, è probabile che Pyongyang stia facendo molta fatica a sostenere non solo chi vive nel paese, ma anche chi è in missione all’estero.

Il regime di Kim Jong-un è sotto pressione a causa delle sanzioni internazionali imposte in seguito ai continui test e lanci di missili balistici. Le risoluzioni adottate dal Consiglio di sicurezza dell’Onu hanno chiesto la riduzione dello staff nelle missioni diplomatiche e consolari nordcoreane esprimendo il timore che Pyongyang abbia abusato delle immunità concesse ai suoi diplomatici. Molte di queste risoluzioni sono state approvate tra il 2006 e il 2017. Per anni Kim Jong-un ha trovato modi creativi per eludere le sanzioni e importare articoli di lusso, ma le sue riserve potrebbero esaurirsi.

L’annuncio della chiusura delle ambasciate potrebbe indicare anche che la Corea del Nord sta cercando di trasferire diplomatici e altri lavoratori in paesi amici, come la Cina e la Russia, per ottenere denaro con cui, per esempio, finanziare attività illecite informatiche o di altro tipo, com’è riuscito a fare Lazarus, uno dei gruppi di criminali informatici nordcoreani più attivi.

Negli ultimi due anni Romania, India, Indonesia e Bulgaria hanno chiuso le loro ambasciate nella capitale nordcoreana sia per le rigide restrizioni imposte durante la pandemia sia per l’indebolimento delle relazioni diplomatiche, dato che ora Pyongyang privilegia i rapporti con Pechino e Mosca. Nel suo primo viaggio all’estero dopo la pandemia, a settembre, Kim Jong-un è andato in Russia per discutere con Vladimir Putin “di inediti livelli di potenziale cooperazione tecnica”.

Missili e crisi alimentare

La crisi alimentare in Corea del Nord emerge da diverse interviste ai nordcoreani e fa pensare alla carestia degli anni novanta, quando si stima che “due o tre milioni di persone morirono di fame e di malattie legate alla malnutrizione”. Un intervistato ha riferito che la popolarità di Kim Jong-un è in calo: “Prima della pandemia la gente lo vedeva sotto una luce positiva. Ora il malcontento dilaga”. Nelle aree lungo il confine con la Cina la situazione è peggiorata al punto che il governo ha imposto controlli più severi per impedire alle persone di fuggire. Una seconda carestia nel giro di una generazione rischia di avere conseguenze devastanti.

All’inizio del novembre 2023 la Corea del Nord ha annunciato una nuova festa nazionale: la giornata dell’industria missilistica, da celebrare il 18 novembre. Quel giorno non si festeggia solo il lancio del missile balistico intercontinentale Hwasong-17 del 2022, ma si ricorda anche la prima volta in cui la figlia del leader, Kim Eun-ju, è apparsa accanto a lui in pubblico. Si tratta di un tentativo di legittimare il governo dinastico della sua famiglia. Kim Jong-un sta usando l’orgoglio nazionale per il programma missilistico e il culto per i membri della famiglia Kim per distogliere l’attenzione dall’incapacità di migliorare la situazione economica.

Tutto questo potrebbe indicare che il leader nordcoreano è in difficoltà sia all’estero sia dentro i confini nazionali. Per ora continuerà a indirizzare le risorse verso il programma nucleare e missilistico, chiedendo sacrifici al popolo e imponendo nuovi tagli alle spese per garantire la longevità del programma, e la sua. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1542 di Internazionale, a pagina 33. Compra questo numero | Abbonati