Il 6 settembre 2020 Willy Monteiro Duarte, 19 anni, veniva ucciso durante un pestaggio. I responsabili sono stati identificati rapidamente, processati e condannati. Oggi, dopo due gradi di giudizio, su di loro gravano ancora pesanti condanne, benché ridotte. Di tutto ciò si è parlato molto, ma – secondo gli autori di questo libro – male: usando schemi prefissati, applicando giudizi preconfezionati, limitandosi a raccontare una realtà già nota o addirittura falsa. Per questo occorre tornare sull’evento, cercando di capire cosa è successo e perché. Approfondendo un podcast nato a sua volta da un articolo pubblicato su Internazionale, Raimo e Coltré procedono lungo due strade. Da un lato ascoltano le voci dei protagonisti e scoprono che tanto dalla parte degli amici della vittima quanto dei carnefici, nessuno si identifica con quanto è stato raccontato da giornali e televisioni. Dall’altro, compiono una ricerca storica e sociologica sui paesi in cui si sono svolti i fatti (Colleferro, Paliano, Artena) che illumina con chiarezza un’area profondamente colpita dalla deindustrializzazione e dalle trasformazioni sociali che ha innescato. Mostrano così che l’omicidio di Willy è sì il frutto della brutalità umana, ma che in quella brutalità giocano un ruolo importante inediti divari tra le generazioni, le identità di genere e i nuovi “lavori asociali” come quello di “rider della violenza”. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1555 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati