Per il secondo inverno consecu­tivo la strategia energetica dell’Europa si baserà soprattutto sulla speranza che ci siano un clima mite e una domanda industriale ridotta, visto che i prezzi del gas si aggirano ancora sui cinquanta euro al megawattora, più del doppio rispetto alla media nel decennio precedente all’invasione russa dell’Ucraina. Tuttavia non è troppo presto per cominciare a immaginare – e di conseguenza programmare – un futuro meno sconfortante, cioè un mondo con abbondanza di gas naturale liquefatto (gnl) fornito dagli Stati Uniti e dal Qatar. Perché questo succeda, però, le cose devono andare come pianificato. Le speranze ci sono, anche se rimarranno tali almeno per il prossimo anno e mezzo. “Dal 2025 un aumento senza precedenti di progetti per il gnl dovrebbe ribaltare l’equilibrio dei mercati e le preoccupazioni sulle forniture di gas naturale”, ha dichiarato l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea). Secondo Fatih Birol, il direttore dell’Iea, “quello del gas diventerà un mercato al ribasso”.

A differenza dei gasdotti, che connettono fisicamente compratori e venditori, i terminali per l’esportazione di gnl raffreddano il gas fino a fargli assumere uno stato liquido prima di caricarlo su enormi navi. La costruzione di queste strutture richiede anni e l’investimento di miliardi di dollari. All’estremità opposta della catena serve un terminale di rigassificazione prima che il carburante possa essere trasportato nei gasdotti interni fino ai consumatori finali.

Il gnl è fondamentale per l’Europa, visto che l’uso dei gasdotti russi è ormai fuori discussione. Altre condutture, per esempio quelle dalla Norvegia e dall’Algeria, sono già al limite della loro capacità. Di recente Anders Opedal, presidente dell’azienda energetica di stato norvegese Equinor, l’ha detto chiaramente: tutti cercano di aumentare la produzione, ma alla fine “l’Europa dipenderà dalle forniture di gnl”. Cinque anni fa al continente ne servivano poco meno di cinquanta milioni di tonnellate all’anno. Ora, secondo le stime della Shell, il principale operatore mondiale di gnl, l’Europa avrà bisogno di quasi cento milioni di tonnellate, che diventeranno 140 nel 2030.

Un’offerta enorme

Dopo l’invasione dell’Ucraina i politici europei sapevano che c’era una luce in fondo al tunnel: una serie di progetti per il gnl, che sarebbero entrati in funzione a metà decennio cambiando l’equilibrio tra offerta e domanda. Per aumentare le importazioni, la Germania si è affrettata a costruire terminali per la rigassificazione nel mare del Nord e nel mar Baltico. Tuttavia negli inverni 2021-2022 e 2022-2023 il mercato è rimasto in modalità di sopravvivenza, contendendosi i carichi di gnl senza spazio per pensare a un mondo di abbondanza, che all’epoca appariva decisamente troppo lontano. I politici, inoltre, sapevano che questi progetti tendono ad accumulare ritardi e a sforare il budget. In alcuni casi poi non c’erano garanzie sulla loro realizzazione.

Oggi la luce non è solo più vicina ma, cosa ancora più importante, molto più sicura. I progetti stanno andando avanti. Dal 2025 dovrebbero arrivare sul mercato circa 250 miliardi di metri cubi di nuove forniture di gnl. È una quantità enorme, pari al 45 per cento dell’attuale produzione globale. Nelle ultime settimane le aziende europee hanno firmato una serie di accordi di lungo periodo con la compagnia di stato QatarEnergy: la TotalEnergies, la Eni e la Shell hanno concordato l’acquisto di otto milioni di tonnellate di gnl all’anno con contratti che arrivano fino al 2050. In precedenza la statunitense ConocoPhillips aveva siglato un altro contratto da due milioni di tonnellate all’anno destinate alla Germania.

Per il Qatar è un trionfo. Grazie ai contratti europei e a quelli sottoscritti con la Cina il paese ha venduto in anticipo il 40 per cento della nuova produzione. La lunga durata dei contratti testimonia quant’è forte la richiesta di gnl. Tutto questo avrà però un prezzo. Il gnl continuerà a circolare a prezzi ben al di sopra dei livelli precedenti alla crisi. Quindi non è ancora arrivato il momento di disfarsi di sciarpe e maglioni. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1537 di Internazionale, a pagina 124. Compra questo numero | Abbonati